lunedì 31 dicembre 2007

Ettore Sottsass


Milano: è morto Ettore Sottsass

Il noto architetto e designer si è spento per uno scompenso cardiaco seguito a un'influenza

MILANO - Il noto architetto e designer Ettore Sottsass è morto la mattina dell'ultimo dell'anno nella sua casa di via San Tomaso a Milano a causa di uno scompenso cardiaco sopraggiunto a un'influenza. Aveva compiuto 90 anni il 14 settembre scorso. Sottsass era nato a Innsbruck nel 1917.

Dopo aver studiato architettura al politecnico di Torino laureandosi nel 1939, inizia la sua attività a Milano nel 1947 dove apre il suo primo studio di design. Questo è campo nel quale opera, quasi esclusivamente, dal 1958. Proprio in quell'anno inizia la sua collaborazione con la Olivetti, che durerà circa 30 anni e per la quale progetterà diversi oggetti tra cui la calcolatrice Logos 27 (1963), le macchine da scrivere Praxis 48 (1964), Valentina (con Perry King) e il sistema per ufficio Synthesis (1973). Il progetto più importante è stato il computer Mainframe Elea 9003 (1959), grazie al quale vinse il Compasso D'Oro nel 1959.

Nel 1981 fonda il gruppo Memphis assieme a Hans Hollein, Arata Isozaki, Andrea Branzi, Michele de Lucchi ed altri architetti di livello internazionale. Artista di molteplici interessi, figlio d’arte, contamina la sua formazione accademica di architetto con esperienze dirette nel campo delle arti visive conoscendo vari artisti e stringendo amicizie come ad esempio con Luigi Spazzapan.

Si è avvalso, nel corso degli anni della sua importante carriera, della preziosa collaborazione di amici professionisti di sovente divenuti successivamente, loro stessi, nomi internazionalmente noti nel mondo del design e dell'architettura, tra essi Aldo Cibic, James Irvine, Matteo Thun.

I'm Not There (1956)


la canzone più importante e più emozionante di Bob Dylan - mai uscita in nessun disco ufficiale.
contenuto: *****
copertina: ***

martedì 25 dicembre 2007

alGol 2


processione © alGol, 2007

alGol 1

alGol
"silver_mirror" è uno specchio, una superficie che riflette la prismatica realtà circostante e talvolta, come accade nel mirabile racconto di Sir Arthur Conan Dolyle "Lo specchio d'argento" (dal quale questo blog prende nome) la precede, intuendone le mosse e rappresentando sul suo quieto lago metallico il teatro del dicibile e dell'indicibile. Benvenuto dunque al misterioso "alGol", artista della fotografia, che su "silver_mirror" mostra le sue immagini da lontano, proiezioni lanciate nello spazio, come quelle che provengono da pianeti distanti milioni di anni luce.

alGol © alGol, 2007

sabato 22 dicembre 2007

la sposa misteriosa

fa parte di una serie di immagini recuperate da uno stock di memorie di macchine fotografiche digitali mal cancellate.

il garantismo di sinistra è sempre a singhiozzo

Nicola Latorre: garantisti anche con Silvio

Il vicepresidente dei senatori del Pd: situazione ormai fuori controllo, conseguenze letali per il sistema

E' giusto indagare sul malaffare, ma sarebbe altrettanto saggio se l'intero centrosinistra condannasse le intercettazioni à la carte, che segnano la rottura del ssistema. Anche se nel tritacarne finisce «l'odiato» Cavaliere.

Sarebbe insomma l'ora di un «non ci sto» bipartisan, auspicato ieri da Fausto Bertinotti, secondo il quale andrebbe «bandito l'uso politico delle intercettazioni». Ma nell'Unione sono in pochi ad avere il coraggio di seguirlo su quel sentiero. Il tic dell'antiberlusconismo continua a far velo sul rispetto delle regole, sulla denuncia del malcostume politico nell'uso strumentale delle inchieste, sul malfunzionamento degli apparati dello Stato chiamati a vigilare, sulla tutela di quei valori scritti nella Costituzione che viene nuovamente calpestata come uno zerbino. E dunque ci vuole del coraggio a rompere lo schema, ma nell'Unione c'è chi — come Nicola Latorre — si riconosce nelle parole del presidente della Camera, «che ha interpretato in maniera efficace il pensiero di quanti in Parlamento si ribellano alle ripetute e clamorose violazioni dei più elementari diritti».

Il vice capogruppo democratico al Senato già in precedenza prese posizione, senza curarsi delle critiche di amici e compagni di partito: «La situazione — dice — è ormai fuori controllo, e c'è il rischio di conseguenze letali per il sistema ». Immagina i brusii alle spalle per aver deciso di esporsi un'altra volta, e per di più a favore del Cavaliere, e forse a qualcuno spiegherà che solo chi c'è passato può capire. Nel tritacarne, lui, ci finì ai tempi del caso Unipol. Ma non è per via di quella vicenda che adesso si domanda se «a fronte dell'inchiesta sulla Rai, ci sia un modo per denunciare il quadro inquietante dei rapporti tra potere politico e dirigenti della tv di Stato, e al contempo salvaguardare i meccanismi di garanzia». Perché questo è il tema.

Non si era mai visto, meglio, non si era mai sentita finora un'intercettazione, lanciata sui siti web e riproposta nei tiggì, oltre che pubblicata sui giornali. Non si era mai arrivati a questo punto. Il dirigente del Pd precisa che «nessuna critica si può fare ai media, sebbene i giornalisti dovrebbero fare attenzione a non diventare una buca delle lettere»: «Il problema è un altro. Non siamo più solo dinnanzi alla violazione del segreto istruttorio, ma anche alla violazione del segreto d'ufficio».

Il messaggio è rivolto «ai magistrati e alle forze di polizia» che indagano, e che «sono vincolati al rispetto delle regole»: «In questo senso, il capo dello Stato, quando ha posto il tema dell'equilibrio nei rapporti tra istituzioni, ha chiaramente richiamato tutti al senso di responsabilità ». È «il senso del limite» che si è perso, perfino l'Anm arriva a riconoscerlo stavolta. Il centrosinistra no, almeno non tutto. L'immagine della preda stordisce gran parte dei suoi dirigenti.

«Berlusconi fu invece più corretto ai tempi della scalata alla Bnl», ammette il senatore democratico Antonio Polito: «Quando furono Piero Fassino e Massimo D'Alema a finire nel tritacarne, da vero garantista tenne il punto con Forza Italia, anche nelle votazioni in Parlamento. Peraltro nelle intercettazioni stavolta finisce dentro gente che non ha nulla a che vedere con l'indagine. Vite stravolte, carriere finite. Ma non fu Walter Veltroni a ripetere per tre volte "basta odio"? Dov'è il gesto di discontinuità promesso? Però se si dicono simili cose arriva subito la fatwa dell'Unità».

Sarebbe l'ora del «non ci sto» bipartisan, ma persino l'idea del Guardasigilli di varare un decreto per arginare il fenomeno s'infrange davanti a palazzo Chigi, dove prevale la tesi che non si debba dar vita a provvedimenti «decisi d'impulso». «Ma quale "impulso"», s'infervora Polito: «Da quindici anni è un continuo, e l'escalation non conosce freno. L'unica differenza rispetto al '92 è che allora cadevano le teste di ministri, ora saltano quelle di manager. Eppoi non sappiamo se ci sono altre intercettazioni, magari che riguardano politici di diverso colore. Né sappiamo se e come verranno usate. È una cosa terribile immaginare come questo strumento formidabile possa essere usato per altri fini».

In questo clima di sospetti nel Palazzo dovrebbe aprirsi la stagione del dialogo. Un processo non facile, a meno che — come sostiene un altro parlamentare democratico, Peppino Caldarola — «non ci sia un salto morale, dove la moralità non sta nel giudicare un'intercettazione, dove il discrimine è tra chi la usa e chi neppure l'ascolta, in attesa che la giustizia faccia il suo corso »: «La verità è che in un Paese normale, il capo della procura di Roma sarebbe già salito al Quirinale per annunciare al capo dello Stato l'apertura di un'inchiesta sulla procura di Napoli, da dove sono filtrati i documenti ».

Ma stavolta c'è «l'odiato» Berlusconi nel tritacarne. «Dov'è finito il garantismo di sinistra?», si chiede Caldarola: «Dove sono gli intellettuali? Dove sono gli Umberto Eco, i Beppe Vacca, i Biagio De Giovanni, le Rita Levi Montalcini, che hanno a cuore le regole democratiche? Perché non stilano un manifesto? Basterebbe scriverci: il Cavaliere ci sta sulle palle, però alla barbarie non ci stiamo».

giovedì 20 dicembre 2007

merry x'mas

mind games 3

mind games

3 MAIDS

3 Maids © 2007 Giovanni Caviezel
per acquisto contattare
http://www.procopestudio.it/produzioni.htm
John Lennon, Mind Games, 1973
45 giri versione italiana, collezione Giovanni Caviezel

Cari discografici, ridateci il vinile

Tramonta anche il Cd: non vogliamo più bene ai "supporti". Ed è un errore
di ERNESTO ASSANTE

Cari discografici
chi vi scrive è stato ed è un grande appassionato di musica, un forte consumatore di musica, una persona che per merito del mercato discografico ha potuto conoscere ed amare migliaia, decine di migliaia, di dischi e di artisti. Ed è con grande malinconia, tristezza, che osservo il declino, costante e apparentemente ineluttabile, del mercato discografico odierno, il declino del cd. Ormai non fa più nemmeno notizia. 10 per cento in meno, 20 per cento in meno, il calo costante delle vendite, i licenziamenti, le ristrutturazioni, si susseguono con tale rapidità da lasciare ormai indifferenti gli spettatori, che già immaginano come andrà a finire.

La colpa? è del cd, del compact disc. O meglio, la colpa è nostra, degli appassionati, dei consumatori, che si sono disaffezionati al supporto, che non vogliono bene al cd. No, non vi meravigli il termine "voler bene". Chi ama la musica ama anche gli oggetti che hanno saputo contenerla. Il pubblico, i consumatori, hanno amato profondamente i dischi nelle loro successive incarnazioni, dal 78 giri al 45, dall'Lp alla cassetta, fino al cd e all'iPod. Ma la battaglia tra questi ultimi due, il compact disc e l'iPod sembra la stia vincendo il secondo.
Il motivo, mi sembra, è semplice: voi discografici avete perso il dominio della copia, che è passato completamente nelle nostre mani, quelle dei consumatori. Da quando la musica è diventata digitale non siete più voi gli unici a poter fabbricare dischi. Con i nostri computer e i masterizzatori siamo in grado di copiare la musica su cd fatti in casa, di produrre compilation, di rimescolare i dischi più celebri, di riprodurre gli album originali, e queste operazioni sono talmente poco costose da farci dubitare del valore di un cd originale. Non solo: mentre fino a qualche anno fa le copie che compravamo dai pirati erano su cassetta, qualitativamente inferiori agli originali su vinile, oggi le copie del mercato pirata sono perfettamente eguali ai cd che si trovano nei negozi.

Certo, non ci sono le indicazioni sui dischi, le copertine sono a dir poco raffazzonate, magari anche le masterizzazioni non sono tra le migliori, ma il risultato è soddisfacente per chi spende i 5 euro (spesso anche meno) richiesti dai venditori di strada. Vi siete mai chiesti il perché? Perché delle copertine dei cd la gente non sa che farsene, perché di quello che c'è scritto sui dischi, stampato in corpo 5, con caratteri illegibili per un occhio normale, nessuno ha notizia. Perché il cd pirata lo si mette in macchina, senza copertina, buttato tra un fazzoletto per il naso e una cartina stradale. Perché il cd non vale più di cinque euro, anche quand'è originale. E non è un oggetto al quale gli appassionati di musica si sono affezionati, non sono oggetti che un appassionato di musica vuole conservare, proprio perché non hanno copertine, non hanno immagini da vedere, cose da leggere, non rappresentano gli artisti e le loro idee, sono solo supporti, non sono la musica. Poi è arrivato l'iPod e i lettori mp3.
Per un appassionato di musica è come portarsi in tasca l'Eden, tutta la musica che voglio, che amo, che posso ascoltare come e quando voglio. Mi viene in mente un brano, uno qualsiasi, lo scarico e lo ascolto. E pago. Perché quell'euro a canzone è un prezzo che mi sembra equo, vista la comodità del poterlo portare in tasca e, se voglio, metterlo su un cd. Ho un iPod pieno di musica e lo continuerò a riempire, ma non è questo il modo in cui voglio conservare la musica che amo.

Abbiamo, dunque, una modesta proposta da fare.
Ridateci il vinile.

Ma come, improvvisamente si vuole tornare indietro? Nel bel mezzo della rivoluzione digitale si pensa a tornare al prodotto analogico? No, non preoccupatevi, non è così. O meglio, non è solo così. Nel senso che i modi in cui la gente acquisterà musica nel prossimo futuro potrebbero, dovrebbero, essere tre: tramite file, per chi vuole ascoltare musica con i lettori mp3 o con i cellulari, per chi vuole masterizzare i propri dischi; tramite cd, per chi non vuole fare la fatica di scaricare la musica attraverso i computer o i telefonini, e non vuole perdere tempo con i cd "fai da te", o semplicemente non ama gli mp3 e preferisce tenere centinaia di cd in macchina; con il vinile, per chi vuole conservare i dischi, per chi ama le opere degli artisti e vuole essere legato a queste da un filo emotivo che è tenuto dall'oggetto stesso.

Il disco in vinile non è un "supporto" ma è l'opera. Dark side of the moon, o Stg. Pepper, o Highway 61, non sono collezioni di canzoni, sono "dischi". Così come i Promessi Sposi non sono uno scritto ma un libro. Il libro non è un supporto cartaceo, è l'opera stessa. Che non può essere copiata se non in qualcosa che libro non è. E il vinile non può essere copiato se non su cassetta o cd, il dominio della copia in vinile non è mai passato nelle mani di noi consumatori e appassionati. E il disco in vinile si rovina, si graffia, s'impolvera, se io voglio bene al disco voglio e debbo conservarlo. Il disco in vinile ha una copertina che è parte integrante del disco stesso, identifica l'opera, la illustra, in qualche caso la spiega. Ed è un oggetto come questo che gli appassionati di musica vogliono avere, vogliono conservare. Non il cd, che invece è piccolo, portatile, comodo, adatto ad essere messo in auto o portato in giro. Cd che posso perdere o che si può anche rovinare, perché al massimo ne posso masterizzare un altro, perfettamente identico al primo.

Ridateci il vinile, ridateci la possibilità di avere dischi che durano trenta, quaranta minuti, fatti di canzoni e brani che gli artisti hanno voluto metterci, senza inutili e insulsi riempitivi. Ridateci il vinile, ridateci un oggetto che magari si sente peggio, che non è portatile, che è grande e scomodo, ma che rappresenta la musica quanto la musica che contiene. Ridateci il vinile, che ha un valore intrinseco che nessun cd riuscirà mai ad avere. Ridateci il vinile, assieme ai file mp3 e ai compact disc, utili ognuno per un motivo diverso. Certo, magari guadagnerete meno, magari i clamorosi fatturati che l'industria discografica ha fatto da quando è arrivato il compact disc non li vedrete più, ma di sicuro non perderete l'anima e il lavoro. Il lavoro lo state già perdendo, l'anima la state per perdere, trasformandovi in venditori di magliette, poster, gadget, venditori di diritti televisivi e radiofonici, produttori di concerti e di dvd, di certo non più "discografici". Ridateci il vinile e provate a salvare il vostro, nostro, mercato della musica, abbandonando l'idea di vendere pezzi di plastica e tornando a vendere dischi.

(19 dicembre 2007)
da la Repubblica online

martedì 18 dicembre 2007

x'mas

star © 2007 giovanni caviezel

domestiche


http://www.flickr.com/groups/domestiche/

da "Il Foglio"

Andrea's version

Mario Pirani, che Dio lo benedica, conserva il gusto di studiare cose considerate fuori moda, poco à la page. Le questioni che girano intorno alla sanità, per esempio, o argomenti che lì per lì rifuggiresti come si sfuggirebbe da un calcio nelle palle mentre poi, se provi a leggerle, risultano un po’ più interessanti, per esempio, delle riflessioni sul mondo dell’onorevole Cesa. Ieri Pirani si è dedicato alla scuola. Ci ha informato, tra l’altro, di uno studio del Pisa (Programme for International Student Assessment) incentrato su quanto sappiano i giovani una volta usciti dagli studi. Secondo il Pisa, se nel 2000 il 44,5 per cento dei ragazzi italiani non era in grado di capire un accidente nemmeno di quel che stava leggendo, oggi quella percentuale è salita al 50,9. Avete letto bene, la metà dei ragazzi non si rende conto di ciò che legge. Un dato impressionante. Questo pensiero di Giangiacomo Migone comparso ieri sull’Unità a proposito del caso Speciale: “Giustamente il ministro Padoa-Schioppa ha chiarito che intende esercitare le proprie prerogative nell’interesse del paese”, dimostra peraltro che, passi per quel che legge, caro Pirani, ma qui c’è qualcuno che non capisce manco quello che scrive.

sabato 15 dicembre 2007

MECHANT ELEPHANT

Giovanni Caviezel © Mechant Elephant, 2007

acrilici e inchiostri colorati su tela
per acquisto contattare
http://www.procopestudio.it/produzioni.htm

LA PIANISTA

La pianista © Giovanni Caviezel, 2007
acrilici su tela
per acquisto contattare http://www.procopestudio.it/produzioni.htm

SPRECHI


Roma - È il dicembre del 2003 e l’Italia è agli sgoccioli della sua presidenza di turno europea. Sul filo di lana, e dopo un aspro confronto diplomatico con la Francia (per la quale un mese prima era stata bloccata la proceduta di deficit eccessivo), Roma ottiene di poter ospitare l’Agenzia per la sicurezza alimentare europea. La sede scelta è Parma.
Passano 4 anni e la maggioranza ritiene che forse ospitare una sola Agenzia per la sicurezza alimentare non basti. Così, la commissione Bilancio di Montecitorio approva un emendamento alla Finanziaria per istituire un’altra Agenzia per la sicurezza alimentare. Questa volta «nazionale». E questa volta ospitata non più a Parma; bensì a Foggia. Con tanto di 2,5 milioni di stanziamento per il 2008 e 2009, che scende ad un milione e mezzo nel 2010.
Ma perché a Foggia? Innanzitutto perché chi ha proposto l’emendamento è Lello Di Gioia, deputato foggiano della Rosa nel Pugno. Eppoi, guarda caso, anche il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, è eletto nello stesso collegio di Di Gioia.

Tutto fila per il meglio, quando il governo presenta in aula i tre maxi-emendamenti che avrebbero dovuto assorbire il testo approvato dalla Commissione Bilancio. Invece, non è così. Ed a Montecitorio scoppia il caos. L’Agenzia alimentare non c’è più, sostituita da un’Autorità per la sicurezza alimentare. Scompaiono anche i cassintegrati di Padre Pio: la proroga della cassa integrazione per 400 ex lavoratori di San Giovanni Rotondo. Quanto basta per la Rosa nel Pugno per protestare con il governo. A Bertinotti per sospendere la seduta. In precedenza il presidente della Camera aveva fatto uno «sgarbo» alla maggioranza: dai tre maxi emendamenti sui quali oggi verranno votate altrettante fiduce aveva stralciato una norma «cara» al Partito democratico su Sviluppo Italia; un’altra che stanziava 13 milioni per interventi decisi nel vertice italo-russo; ed un aumento dell’organico della Presidenza del Consiglio. Emendamenti su tutto, ma non per rinnovare i contratti pubblici: protestano i sindacati.

Ma è sull’Agenzia-Autorità che si rischia lo scontro più duro. In fin dei conti, crearsi una struttura pubblica a due passi da casa sembra quasi una prassi consolidata nel governo. Clemente Mastella ha spostato da Catanzaro a Benevento la Scuola di formazione dei magistrati. Non solo. Ha anche previsto che a Ceppaloni (paese beneventano che ha dato i natali a Mastella) possa sorgere un college per i magistrati.
Il «localismo», poi, sembra una costante negli emendamenti a questa legge finanziaria. Per finanziare la sola progettazione del «Passante grande di Bologna» è stato addirittura creato un nuovo articolo della manovra, il 64-quater. Autorizza la spesa di 5 milioni nel 2008 e di 4 nel 2009. Inutile dire chi, nel governo, risiede a Bologna.

giovedì 13 dicembre 2007

HITLER'S SECRET SON





Did Unity Mitford have Adolf Hitler’s love child?

by Fran Yeoman
She was the English aristocrat who became so enamoured with Hitler that she shot herself in the head at the outbreak of war.

Unity Mitford, the daughter of Lord Redesdale, had been so entwined in the Führer’s inner circle that British secret services described her as “more Nazi than the Nazis”. But could this cousin of Winston Churchill have been closer to Hitler than anyone suspected?

An article published today raises the possibility that Mitford, who survived her suicide attempt, may have given birth to his child.

If the theory that this baby was born in a tiny Cotswolds village and rapidly adopted were true, Hitler’s child could be living somewhere in Britain today.

Unity Mitford was one of six well known – and somewhat politically diverse – sisters who included Diana, the wife of Sir Oswald Mosley, and Jessica, a committed communist.

She first went to Germany in the early 1930s, when the Nazis were on the rise, and the young woman was so overwhelmed by a visit to the Nuremberg rallies that she became determined to meet Hitler. This she managed in spectacular style, ingratiating herself to the point where he described her to friends as “a perfect specimen of Aryan womanhood”.

When her homeland declared war on the Third Reich in September 1939, Mitford was so devastated that, in the English Garden in Munich, she shot herself in the head with a pearl-handled pistol.

She suffered serious brain damage and returned to Britain via Switzerland. As the history books tell it, Mitford then lived as an invalid with her mother in the Cotswolds until her death, at the age of 33, in 1948.

Martin Bright, writing in the New Statesman, describes a phone call he received from a woman called Val Hann that suggested there could be more to it: “She explained that her aunt Betty Norton had run a maternity home to the gentry in Oxfordshire during the war and that Unity Mitford had been one of her clients.

“Her aunt’s business, in the tiny village of Wigginton, had depended on discretion and she had told no one except her sister that Unity had had a baby. Her sister had passed the story on to her daughter Val.”

When asked who the father of this child might be, Ms Hann paused before replying: “Well, she always said it was Hitler’s.”

Sceptical but intrigued, Mr Bright visited Wigginton, where he looked around the aunt’s former business, at Hill View Cottage, and met a woman called Audrey Smith.

“Audrey Smith was a little girl at the time, but by pure chance her sister (now dead, unfortunately) had worked at the home and had talked about Unity. Audrey claimed that she had seen Unity wrapped in a blanket and looking very ill. However, she insisted that she was at the home not to have a baby, but to recover from a nervous breakdown.”

Unsurprisingly, Mitford’s surviving sister, the Duchess of Devonshire, was unimpressed by Mr Bright’s investigations. “She was adamant that there was nothing in the Wigginton story and claimed she could produce her mother’s diaries to prove it.”

But a file on Mitford at the National Archives indicated that she may not have been such an invalid. Mr Bright notes: “By October 1941, the police picked up rumours that ‘Unity Mitford has formed an attachment for an officer in the RAF’. Further investigation found that she had been “consorting with Pilot Officer John Sidney Andrews”, an RAF test pilot’.”

The married Mr Andrews was apparently transferred to the north of Scotland and died in 1945, leaving no further clues about Mitford. A trawl of the Oxfordshire register office “confirmed that Nurse Norton had helped dozens of wartime mothers give birth at her maternity home. But no record of Unity Mitford.”

source: http://www.timesonline.co.uk

sabato 8 dicembre 2007

Stockhausen

dal Corriere Online

E' considerato uno dei musicisti più significativi del xx secolo

Musica: è morto Stockhausen

Il grande compositore tedesco si è spento all'età di 79 anni. Aveva spaziato dalla dodecafonia all'elettronica

COLONIA (GERMANIA) - Lutto nel mondo della musica. Karlheinz Stockhausen è morto a Kurten, in Germania. Il compositore tedesco di musica contemporanea aveva 79 anni.

Il compositore Karlheinz Stockhausen (Afp)
Lo ha riferito la Fondazione Stockhausen. Il compositore è morto mercoledì 5 dicembre, ma la notizia della sua scomparsa è stata resa pubblica solo oggi.

LA VITA - Nato a Kerpen-Moedrath il 22 agosto 1928, Stockhausen è stato uno dei più significativi musicisti del XX secolo, spaziando dalla dodecafonia alla musica elettronica. Giovanissimo studia a Darmstadt con Theodor W. Adorno, mentre nel 1952, trasferitosi a Parigi, entra in contatto con i grandi maestri della musica francese, tra cui Olivier Messiaen, Pierre Boulez e Pierre Schaeffer. Dal 1953 è di nuovo in Germania, dove entra a fare parte dello Studio di Colonia, fondato nel 1951 da Herbert Eimert, dove si svolgono i primi pionieristici studi sull'elettronica: al biennio 1955-1956 risale una delle sue composizioni più famose, «Gesang der Jünglinge», dove le suggestioni della distribuzione spaziale dei suoni sono già di notevole impatto. Il lavoro musicale di Stockhausen, nel frattempo, si intreccia sempre più con la vocazione spirituale del compositore, che, a partire dal 1977, inizia il monumentale progetto del ciclo Licht (Luce), dedicato ai sette giorni della settimana, in cui ritornano elementi della simbologia cristiana. Conclusa nel 2004 la composizione di Licht, Stockhausen era impegnato nella composizione di nuovo ciclo chiamato Klang (Suono), dedicato alle ventiquattro ore del giorno, di cui nel 2005 nel Duomo di Milano aveva presentato l'Ora Prima o Ascensione.

venerdì 7 dicembre 2007

ITALIAN BLOB


ROMA (7 dicembre) - La società italiana diventa sempre di più una «poltiglia di massa», una «mucilaggine», un insieme «inconcludente» di pulsioni ed emozioni individuali che non dà spazio al collettivo, è ripiegata su se stessa e non guarda al futuro. È così che il Censis vede la società italiana alla fine del 2007 nel 41/o rapporto sulla situazione sociale del paese, presentata al Cnel dal presidente Giuseppe De Rita e dal direttore Giuseppe Roma.

Per uscire dall'attuale stato di "poltiglia", secondo il Censis la società deve puntare sulle tante minoranze attive nell'economia, nella società e nelle scienze. Per il Censis, gli italiani vivono attualmente una «disarmante esperienza del peggio». Nella politica come nella violenza intrafamiliare, nella microcriminalità urbana come in quella organizzata, nella dipendenza da droga e alcool come nella debole integrazione degli immigrati, nella disfunzione delle burocrazie come nello smaltimento dei rifiuti, nella ronda dei veti che bloccano lo sviluppo infrastrutturale come nella bassa qualità dei programmi televisivi.

Fuga all'estero
Chi può, considerate le pastoie del sistema Italia, sceglie "di intraprendere il proprio percorso di studio e di lavoro al di fuori dei confini patri". "La sensazione che emerge - osserva il Censis - è che flussi sempre più consistenti di italiani stiano ormai indirizzando e riorganizzando le proprie strategie di sviluppo, di business, di investimento all'estero". Insomma, sintetizza Giuseppe Roma, se prima "c'era la fuga dei cervelli, adesso c'è la fuga e basta". Un ennesimo dato che dimostra come le soluzioni italiane per uscire da un sistema bloccato siano assolutamente individuali, in mancanza di una seria evoluzione collettiva. Nel 2006, erano iscritti in facoltà universitarie estere 38.690 studenti, di cui il 19,9 per cento in Germania, seguiti da Austria, Gran Bretagna, Svizzera, Francia e Stati Uniti. Dal 2001 al 2006 inoltre l'Italia è stata, dopo Francia, Germania e Spagna la nazione da cui sono partiti più studenti Erasmus (in totale 92.010). Nel 2006 oltre 11.700 laureati hanno trovato lavoro all'estero.

Il numero delle imprese estere partecipate da aziende italiane è arrivato a quota 17.200 per un volume di addetti che supera il milione. Nel 2006 inoltre il numero degli italiani che ha trasferito all'estero la propria residenza è aumentato del 15,7 per cento rispetto all'anno precedente.

www.lastampa.it
La società italiana sta diventando una «poltiglia di massa», sfilacciata, inconcludente e senza sguardo al futuro. E' l'allarme lanciato oggi dal Censis nel 41° rapporto sullo stato sociale del Paese. Disillusa dalla politica e dalle istituzioni, l'Italia si frammenta sempre più e, mossa da pulsioni ed emozioni individuali rischia di perdere l’identità collettiva.

Lo studio del Censis descrive un’Italia a due velocità: da una parte lo sviluppo economico che si conferma positivo, dall’altra una società che non rispecchia lo stesso trend ma anzi se ne distacca. Lo sviluppo economico si muove, infatti, su dinamiche di minoranza (come quella industriale che «non sprigiona le energie necessarie per uscire dallo stallo») che non penetrano fra la gente, che rimane distante da questi processi elitari.

Dagospia 07 Dicembre 2007

ROMA - Un'Italia in chiaroscuro, ma che reagisce. Che «cresce, anche se non si sviluppa». Dove una maggioranza apatica, quasi rassegnata, si lascia trascinare da un'élite imprenditoriale che ha nell'orgoglio l'arma migliore, da alcuni grandi attori industriali (si pensi a Enel, Eni e Fiat) capaci di recitare un ruolo da protagonisti sui mercati esteri, dal dinamismo delle pmi e da una fascia di lavoratori - soprattutto giovani e professionisti - che hanno saputo raccogliere la sfida della competizione. E' la fotografia che emerge dal 41° rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato venerdì a Roma. Un'istantanea che conferma l'impressione degli anni passati: malgrado gli indubbi problemi, non ci sono ragioni per disperare e considerare il Paese sul sentiero del declino e dell'impoverimento, anche se la dinamica è il risultato di una «minoranza vitale», mentre il Paese si disperde in una «poltiglia di massa», una «mucillagine» di elementi individuali e di «ritagli umani» tenuti insieme da un tessuto sociale inconsistente, nel quale le istituzioni non riescono a svolgere alcuna funzione di coesione.

domenica 2 dicembre 2007