giovedì 28 febbraio 2008

dal "Corriere della Sera" Online

IO, PIPPO E LA TV VIOLENTA
Mario Luzzatto Fegiz


Sono il giornalista rissoso che ha fatto registrare, con la replica chiambrettiana del suo alterco con Toto Cutugno, il record di ascolti della seconda serata. Da questo responso dell'Auditel Pippo Baudo ha tratto conclusioni amare: la gente si è abituata a una televisione violenta, diseducativa, spazzatura. un festival di qualità che quella stessa gente - abituata a programmi triviali e dozzinali - non segue più. Decenni fa, di fronte alle nostre critiche, Baudo e Maffucci usavano gli ascolti (enormi), che superavano i 15 milioni di spettatori, come una clava. Canzoni brutte? Lungaggini eccessive? Il giorno dopo le critiche venivano liquidate con il kalashnikov degli indici d’ascolto. Per la serie «i numeri ci danno ragione».

Mario Luzzatto Fegiz
© Foto La Presse

Ora che scende a picco, l’Auditel piace meno a Pippo. Che tuttavia, dopo aver scomunicato in conferenza stampa la rissa al Dopofestival («Allora scazzottiamoci e prendiamoci a pesci in faccia, ma così fottiamo il pubblico e avremo un'Italia di merda») l’ha puntualmente replicata (avendo poi dall’Auditel la conferma che nella tv di oggi «il delitto paga»). Di fronte a un calo di ascolti così vistoso, caro Pippo, le ragioni si contano sulle dita di almeno tre mani. Nessun cast canoro, nessuna superstar straniera, nessuna formula magica può inchiodare la gente davanti alla tv per quasi quatto ore (dopofestival esclusi) per cinque giorni spalmati sull’arco di sei.

Tutti i quotidiani hanno ormai diversi percorsi di lettura che vanno dai 10 minuti alle due ore. Sanremo non si è adeguata alla penuria di tempo, alla fretta della gente. Non esiste Sanremo in sintesi. Chi è interessato alle canzoni (e sono i più) se ne frega del contorno, dei balletti, delle vallette e degli attori con film in promozione. Non è corretto costringere chi è interessato alle canzoni a tirare l’una di notte per vedersi tutti gli artisti in gara. Il gigantismo di Sanremo lo hai inventato tu, Pippo, negli anni Ottanta. Altri tempi — senza Sky e senza Internet, senza YouTube e senza iPod. Da anni i critici musicali denunciano lo scollamento di Sanremo dal variegato mondo della musica che la gente ascolta.

E la risposta è sempre stata: «Sanremo è una grande festa che riguarda tutta la platea televisiva e non solo gli amanti della musica». Sarà. Ma adesso anche questa platea sta facendo le valigie, è diventata infedele e fa zapping col satellite salvo essere richiamata per qualche istante, dal modesto botto di un giornalista e un cantante che litigano. Per chi ama la buona musica il rimpianto per le edizioni brevi e intense resta molto forte. In molti programmi elettorali si promette la potatura delle istituzioni (ministeri, Senato, ecc). Anche Sanremo deve «potarsi». O almeno lasciare al pubblico la possibilità di ascoltare le canzoni senza altre zavorre.

TOSCANATE



questa se la poteva (e ce la poteva) risparmiare
(campagna contro la violenza sulle donne ideata da Oliviero Toscani per Donna Moderna)

martedì 26 febbraio 2008

Andrea's version - da "il foglio"

Buon sangue non mente, l’organizzazione ce l’hanno nel sangue, il pullman di Veltroni farà quindi un tour perfetto, preciso, programmato nelle virgole. Tutto sarà curato. L’itinerario, le cene in ciascuna delle 110 provincie, discorsi, tivù, i luoghi simbolici ed evocativi dove sostare e incontrare, la giusta limatura delle liturgie, manifesti, gadget, insomma, nulla è stato lasciato al caso e nulla sfuggirà allo staff che sta curando lo spettacolare giro per la rimonta “impossibile”. Ogni tappa è stata studiata, preparata e costruita da Walter Verini, il campaign manager, da Roberto Cocco, che è l’assistente personale dell’ex sindaco ormai da dieci anni, e da Lino Paganelli, responsabile delle Feste dell’Unità, il quale precede il pullman provincia per provincia, esegue i sopralluoghi, controlla che ogni cosa venga affrontata a puntino. Regione per regione, città dopo città. Immaginate il puntiglio. Non appena il pullman entrerà in Campania, per esempio, Bassolino avrà il compito di portare immediatamente a bordo dieci scatoloni di Arbre Magique.

lunedì 25 febbraio 2008

da IL MESSAGGERO online

Eurispes: l'inflazione vola all'8%

ROMA, 25 FEB - L'inflazione torna a correre e «ha registrato in questi primi mesi del 2008 una nuova fiammata fino all'8%». Lo dichiara in una nota il presidente dell'Eurispes Gian Maria Fara, evidenziando che «la perdita media del potere d'acquisto tra le diverse categorie si è ormai attestata intorno al 35%». Secondo l'Eurispes per arrivare a fine mese «il reddito delle famiglie viene integrato ogni mese con 1.330 euro in nero». La perdita del potere d'acquisto fa sì anche che «un italiano su quattro ricorre al credito al consumo». «A ciò si aggiunga - prosegue Fara - che gli stipendi italiani sono tra i più bassi d'Europa. Questo perchè essi non sono stati adeguati alla crescita dell'inflazione reale. In pratica i lavoratori sono pagati in lire ma comprano in euro». Per quanto riguarda le retribuzioni, secondo i calcoli dell'Eurispes, l'Italia è al penultimo posto, superiore solo al Portogallo.

Per Fara questa situazione «dovrebbe indurre le forze politiche, una volta superata la fase elettorale e indipendentemente dal risultato, a fare fronte comune per gestire un'emergenza che rischia di trascinare il Paese verso un irrecuperabile declino».

matti per il canone

Non può essere un decreto del '38
a regolamentare il canone Rai

di GIOVANNI VALENTINI


A DISTANZA di settant'anni, qualsiasi tassa o balzello imposto in forza di un regio decreto del 1938 risulterebbe tanto anacronistico quanto iniquo e inaccettabile. E a maggior ragione lo è, o almeno così appare, la richiesta di pagare il canone Rai rivolta a chiunque detenga un "apparecchio atto o adattabile alla ricezione delle radioaudizioni", con la pretesa di comprendere in questo armamentario perfino i personal computer dotati di una scheda video e addirittura i videofonini.

In primo luogo, perché la norma parla letteralmente di "radioaudizioni" e quindi andrebbe come minimo corretta e aggiornata; in secondo luogo, perché la funzione principale e spesso esclusiva di questi apparecchi non è quella di ricevere programmi televisivi, bensì comunicazioni telematiche o telefoniche.

Per esigere il canone Rai, bisognerebbe dimostrare perciò che pc e telefonini vengono utilizzati come un televisore e per il tempo in cui ciò eventualmente avviene. Tanto più che per collegarsi a Internet o a una qualsiasi rete telefonica, occorre già abbonarsi a un "provider" pagando direttamente o indirettamente i relativi consumi. È semmai ai fornitori di connessione che l'azienda di Stato dovrebbe chiedere quindi i diritti sui propri contenuti, se e quando questi vengono trasmessi o comunque fruiti attraverso i rispettivi network.

Dal '38 a oggi, evidentemente la tecnologia nel settore delle telecomunicazioni è troppo cambiata per invocare un regio decreto ingiallito dal tempo e dalla polvere. Ed è chiaro che i diritti televisivi - per la Rai come per qualsiasi altro produttore - vanno tutelati a monte, alla fonte, prima che possano arrivare al destinatario o al consumatore finale. Al giorno d'oggi non appare più attuale, cioè adeguata all'evoluzione degli strumenti e anche dei costumi, neppure l'ipotesi di una tassa sull'acquisto del singolo televisore in cambio dell'abolizione del canone: in qualsiasi famiglia, abitazione o ufficio, gli apparecchi per vedere la tv sono più d'uno e non sarebbe ragionevole che un unico soggetto fosse costretto di fatto a pagare come una pluralità di utenti.

Né tantomeno sarebbe immaginabile, per le ragioni già dette, che un tale criterio venisse esteso e applicato ai pc e ai videofonini, parificandoli automaticamente ai televisori. La verità è che questa assurda controversia dimostra una volta di più la crisi esistenziale in cui si dibatte la Rai. È vero che in tutti i Paesi democratici, dall'Europa all'America, esiste ancora il servizio pubblico radiotelevisivo; che ovunque si paga l'abbonamento e il canone è più alto che in Italia; e infine, che anche in questo l'evasione da noi risulta più ampia. Ma non è con i decreti del Regno che oggi la Repubblica italiana può pretendere legittimamente una tassa generalizzata sulla televisione, uguale per tutti, indipendentemente dal reddito individuale di ciascuno e per ciò stesso iniqua.

A parte la soluzione tecnologica che dev'essere individuata e introdotta all'origine, in modo da impedire lo sfruttamento abusivo dei diritti tv, è necessario innanzitutto ridefinire l'identità della Rai, il suo ruolo e la sua funzione istituzionale, per assicurare la credibilità del servizio pubblico liberandola dalla doppia schiavitù alla politica e alla pubblicità. E di conseguenza, per garantire la qualità della sua produzione e programmazione, sempre più omologate allo standard della televisione commerciale.

Altrimenti, nessun decreto o nessuna legge sarà sufficiente per imporre d'autorità ai cittadini-telespettatori il rispetto della tv di Stato.

da REPUBBLICA online

domenica 24 febbraio 2008

http://www.adozionilevrieri.it/


http://www.adozionilevrieri.it/



"Chi siamo - il nostro progetto
Siamo un’associazione di volontariato che si occupa della disgraziata sorte di una particolare razza di cani: i levrieri, e più precisamente i greyhounds ed i galgos spagnoli.
Alcuni di noi si sono impegnati in prima persona, dal 2002, nel salvataggio dei 370 greyhounds reduci dalla chiusura del cinodromo di Roma.
In questo siamo stati aiutati da diverse associazioni del Nord Europa, senza di loro non sarebbe stato possibile portare a termine un’impresa così difficile: gran parte di quei poveri cani avevano più di 5-6 anni, vivevano nei box del canile con la museruola e senza mai uscire, qualcuno aveva 9-10 anni…Circa 300 hanno trovato famiglia in Germania, Francia, Belgio, Svizzera ed Inghilterra, gli altri sono stati, con qualche difficoltà, adottati in Italia; noi personalmente ne abbiamo più di uno. Vogliamo mettere al corrente l’Italia, su quanto succede ai greyhounds e galgos, sperando in un aiuto nel portare a conoscenza il più possibile questi orrori."

lunedì 11 febbraio 2008

venerdì 8 febbraio 2008

DAL "CORRIERE DELLA SERA ONLINE"


Il nuovo gergo giovanile del «t9»

E' il linguaggio degli adolescenti suggerito dal software per scrivere gli sms più rapidamente


BANGOR (Galles) -«“Digo! Ai vediamo al sua». Gli adolescenti hanno sempre parlato una loro lingua, diversa da quella dei loro genitori. Una lingua che ne rafforzi lo spirito di gruppo e li distingua dall’ordinario comunicare tra adulti. L’ «argot» francese o lo slang giovanile presente in tutti i Paesi del mondo. Ma ora c’è qualcosa in più: si sta diffondendo un linguaggio gergale che accetta per la prima volta i suggerimenti forniti da una tecnologia. Suggerimenti sbagliati, ma riadattati e rivestiti di un nuovo significato, per molti incomprensibile. Così «Digo! Ai vediamo al sua» sta per il più comprensibile «Figo! Ci vediamo al pub» . La tecnologia in questione è il t9, ovvero quel software che, tirando a indovinare, suggerisce il termine che stiamo digitando sulla tastiera del telefonino. Un fenomeno che, complice la diffusione dei telefonini, non passa inosservato e sta attirando le attenzione dei linguisti e degli studiosi dell’età evolutiva. Se ne è occupata lo scorso maggio anche la prestigiosa Accademia della Crusca, che gli ha dedicato una giornata di approfondimento. Ne ha fatto addirittura il proprio oggetto di studio un esperto di linguaggio all’università gallese di Bangor, David Crystal che sta codificando il nuovo linguaggio mettendo a punto un vero e proprio dizionario t9-inglese.

mercoledì 6 febbraio 2008

SCUOLA DI GIORNALISMO

Il giornalismo
di Mauro Montanari-Corriere d'Italia/News ITALIA PRESS

Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella e sua moglie Sandra Lonardo hanno due figli, Elio e Pellegrino. Pellegrino è sposato a sua volta con Alessia Camilleri. Una bella famiglia come le altre, ma con qualcosa in più.
Per sapere cosa, partiamo dal partito di Clemente che, come i più informati sanno, si chiama Udeur. L’Udeur, in quanto partito votato dall’1,4% degli italiani adulti, ha diritto ad un giornale finanziato con denaro pubblico. Si chiama “Il Campanile”, con sede a Roma, in Largo Arenula 34. Il giornale tira circa 5.000 copie, ne distribuisce 1.500, che in realtà vanno quasi sempre buttate. Lo testimoniano il collega Marco Lillo dell’Espresso, che ha fatto un’inchiesta specifica, sia un edicolante di San Lorenzo in Lucina, a due passi dal parlamento, sia un’altro nei pressi di Largo Arenula. Dice ad esempio il primo: “Da anni ne ricevo qualche copia. Non ne ho mai venduta una, vanno tutte nella spazzatura!”. A che serve allora -direte voi- un giornale come quello?
Serve soprattutto a prendere contributi per la stampa.
Ogni anno Il Campanile incassa 1.331.000euro. E che fara’ di tutti quei soldi, che una persona normale non vede in una vita intera di lavoro? Insisterete ancora voi. Che fara’?
Anzitutto l’editore, Clemente Mastella, farà un contratto robusto con un giornalista di grido, un giornalista con le palle, uno di quelli capace di dare una direzione vigorosa al giornale, un opinionista, insomma. E così ha fatto. Un contratto da 40.000 euro all’anno. Sapete con chi?

Con Mastella Clemente, iscritto regolarmente all’Ordine dei Giornalisti, opinionista e anche segretario del partito. Ma è sempre lui, penserete!
Che c’entra? Se è bravo! Non vogliamo mica fare discriminazioni antidemocratiche.
Ma andiamo avanti. Dunque, se si vuol fare del giornalismo serio, bisognerà essere presenti dove si svolgono i fatti, nel territorio, vicini alla gente. Quindi sarà necessario spendere qualcosa per i viaggi. Infatti Il Campanile ha speso, nel 2005, 98.000 euro per viaggi aerei e trasferte. Hanno volato soprattutto Sandra Lonardo Mastella, Elio Mastella e Pellegrino Mastella, nell’ordine.
Tra l’altro, Elio Mastella è appassionato di voli. Era quello che fu beccato mentre volava su un aereo di Stato al gran premio di F1 di Monza, insieme al padre, Clemente Mastella, nella sua veste di amico del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli. Ed Elio Mastella, che ci faceva sull’aereo di Stato? L’esperto di pubbliche relazioni di Rutelli, quello ci faceva! Quindi, tornando al giornale. Le destinazioni. Dove andranno a fare il loro lavoro i collaboratori de Il Campanile? Gli ultimi biglietti d’aereo (con allegato soggiorno) l’editore li ha finanziati per Pellegrino Mastella e sua moglie Alessia Camilleri Mastella, che andavano a raggiungere papà e
mamma a Cortina, alla festa sulla neve dell’Udeur. Siamo nell’aprile del 2006. Da allora -assicura l’editore- non ci sono più
stati viaggi a carico del giornale. Forse anche perché è cominciata la curiosità del magistrato Luigi De Magistris, sostituto procuratore della Repubblica a Catanzaro, il quale, con le inchieste Poseidon e Why Not, si avvicinava ai conti de Il Campanile.
Ve lo ricordate il magistrato De Magistris? Quello a cui il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, mandava tutti quei controlli, uno ogni settimana, fino a togliergli l’inchiesta? Ve lo ricordate? Bene, proprio lui!

Infine, un giornale tanto rappresentativo deve curare la propria immagine.
Infatti Il Campanile ha speso 141.000euro per rappresentanza e 22.000euro per liberalità, che vuol dire regali ai conoscenti. Gli ordini sono andati tra gli altri alla Dolciaria Serio e al Torronificio del Casale, aziende di Summonte, il paese dei cognati del ministro: Antonietta Lonardo (sorella di Sandra) e suo marito, il deputato Udeur Pasquale Giuditta.
Ma torniamo un attimo agli spostamenti. La Porsche Cayenne (4000 di cilindrata) di proprietà di Pellegrino Mastella fa benzina per 2.000euro al mese, cioè una volta e mezzo quello che guadagna un metalmeccanico.
Sapete dove? Al distributore di San Giovanni di Ceppaloni, vicino a Benevento, che sta proprio dietro l’angolo della villa del Ministro,
quella con il parco intorno e con la piscina a forma di cozza. E sapete a chi va il conto?
Al giornale Il Campanile, che sta a Roma. Miracoli dell’ubiquità.

La prossima volta vi racconto la favola della compravendita della sede del giornale.
A quanto è stata comprata dal vecchio proprietario, l’Inail, e a quanto è stata affittata all’editore, Clemente Mastella. Chi l’ha comprata,
chiedete?
Due giovani immobiliaristi d’assalto:
Pellegrino ed Elio Mastella.

dal "Corriere della Sera" Online


Maharishi Mahesh Yogi aveva 91 anni

Morto l'ex guru indiano dei Beatles

Viveva a Vlodrop, in Olanda. Fondò il movimento per la meditazione trascendentale

Una recente foto di Maharishi Mahesh Yogi (Ap)
L'AIA - Maharishi Mahesh Yogi, 91 anni, il guru che introdusse i Beatles alla meditazione, è morto martedì a Vlodrop, in Olanda, dove viveva. Lo scrive il quotidiano olandese Die Volkskrant sul suo sito online. Maharishi aveva fondato il Movimento per la meditazione trascendentale. Inizialmente considerata con scetticismo come una sorta di misticismo hippy, la meditazione trascendentale si è gradualmente guadagnata una certa considerazione anche in ambienti scientifici. Maharishi aveva introdotto la sua tecnica negli Stati Uniti nel 1959, ma il movimento acquisì notorietà internazionale dopo la visita che i Beatles fecero al suo ashram in India nel 1968.

YOGA E MEDITAZIONE - Nato in India il 12 gennaio del 1917, il suo vero nome era Mahesh Prasad Varma. Dopo essersi laureato in matematica e fisica all'università di Allahabad, Yogi divenne discepolo del maestro Swami Brahmananda Sarasvati, e si decidicò per anni a pratiche yoga e di meditazione. Nel 1958 iniziò a diffondere una tecnica tradizionale di meditazione, da lui definita in seguito meditazione trascendentale. La tecnica si basa principalmente sulla ripetizione per alcuni minuti, due volte al giorno, di un mantra e porta a uno stato di «consapevolezza senza oggetto» o «senza pensieri». Ricerche sull'effettiva efficacia della meditazione trascendentale sono state condotte fin dal 1970 e pubblicate su varie riviste specialistiche di psicologia e neurologia. Durante gli anni '60 e '70, Yogi ebbe tra i suoi adeptì numerose celebrità, tra cui i Beatles, i Beach Boys, Clint Eastwood.

Il tatuaggio di Angelina Jolie

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DAL "CORRIERE DELLA SERA ONLINE"

«Il vice di Bassolino
guadagnava un milione»

Rifiuti, requisitoria del pm. La Procura: con cifre così alte, più durava l'emergenza più si lucrava

La crisi potrebbe ulteriormente acuirsi a causa del blocco dell'impianto di cdr di Giugliano


Il subcommissario Raffaele Vanoli percepiva oltre un milioni di euro ogni anno
NAPOLI — L'emergenza rifiuti è stata l'occasione per far guadagnare cifre «inimmaginabili » a chi lavorava negli anni scorsi al commissariato straordinario, dove durante la gestione Bassolino i subcommissari hanno ricevuto compensi pari anche a novantacinquemila euro al mese e non c'era quindi alcun interesse a risolvere la situazione. È questo uno dei punti centrali della requisitoria dei pm Noviello e Forleo durante l'udienza preliminare per il rinvio a giudizio del governatore della Campania Bassolino, dei vertici di Impregilo e di alcuni ex rappresentanti del commissariato.

I pm hanno citato i casi più eclatanti: il subcommissario Vanoli percepiva un milione e cinquantamila euro all'anno, i subcommissari Paolucci e Facchi, compensi tra gli ottocento e i novecentomila euro. La stessa situazione si sarebbe verificata anche quando commissario era il prefetto Corrado Catenacci, che in una intercettazione telefonica allegata agli atti del procedimento e citata dai pm, si lamentava con l'interlocutore, perché il suo stipendio era di cinquemila euro mensili, mentre due tecnici della struttura commissariale intascavano cifre pari a un miliardo di lire all'anno.

Con compensi così alti, sostiene la Procura, è chiaro che «più durava l'emergenza più si guadagnava», e quindi la gestione commissariale non avrebbe avuto affatto interesse a superare la crisi. Di qui le molte inadempienze che oggi sono contestate agli imputati — soprattutto non aver messo a norma gli impianti cdr che producono un materiale inutilizzabile come combustibile nel futuro inceneritore di Acerra e in qualunque altro inceneritore — e di cui, secondo i pm, Bassolino era a conoscenza perché il suo ruolo di commissario era un ruolo «amministrativo e non politico» e aveva quindi «giuridicamente l'obbligo di controllare».

L'emergenza che oggi affligge la Campania nasce, sostiene la Procura, anche da quella cattiva gestione commissariale che consentì all'Impregilo di far finire in discarica non il 14 per cento dei rifiuti prodotti, così come prevedeva il piano, ma il 49 per cento, intasando gli impianti e creando quella che i pm chiamano «fame di discariche» con la quale deve fare i conti oggi il commissario De Gennaro mentre cerca di portare la regione fuori dalla crisi.

Una crisi che rischia di costare all'Italia pesanti sanzioni dall'Ue (appena avviata una nuova procedura di infrazione per le troppe discariche abusive in tutto il Paese) e che potrebbe ulteriormente acuirsi a causa del blocco dell'impianto di cdr di Giugliano, che ha i depositi pieni e ieri ha dovuto sospendere la lavorazione dei rifiuti.

Fulvio Bufi
06 febbraio 2008

martedì 5 febbraio 2008

dal Corriere della Sera Online

La fiera del libro di Torino/Il boicottaggio

Fazio e Dandini dite qualcosa sulla fatwa

Il silenzio della tv dopo le accuse agli organizzatori per la decisione di avere Israele come ospite d'onore

Il Giorno della Memoria, una settimana fa, avete riempito i vostri programmi di toccanti testimonianze sulla Shoah e adesso niente, neanche una parola per condannare il boicottaggio contro gli scrittori ebrei o per prendere le distanze da Tariq Ramadan.

Mi rivolgo a Lei, Fabio Fazio, al suo autore più prestigioso, Michele Serra, a Giovanna Zucconi, che ogni settimana consiglia ottimi libri, mi rivolgo a voi perché «Che tempo che fa», considerata a ragione una delle rare trasmissioni in cui si parla ancora di cultura, non lasci passare sotto silenzio l'appello lanciato da gruppi della sinistra antagonista contro la Fiera del Libro, «colpevole» di aver invitato a Torino gli scrittori di Israele come ospiti d'onore.



Mi rivolgo a lei, Serena Dandini, che ogni domenica sera ospita nel suo salotto televisivo grandi scrittori e artisti famosi, chiedendole di pronunciarsi, dire parole chiare, senza tentennamenti, su questo clima di intolleranza suscitato da alcune minoranze bellicose che amano però riempirsi la bocca della parola «pace».

Mi rivolgo a voi, Piero Dorfles e Neri Marcorè, a voi e al vostro programma domenicale «Per un pugno di libri» perché interveniate a spiegare al vostro giovane pubblico che questi sciagurati boicottaggi non solo confondono in maniera subdola la responsabilità del singolo scrittore con le posizioni politiche di uno Stato ma, sotto sotto, mettono in discussione il diritto stesso all'esistenza di Israele. Mi rivolgo a lei, Corrado Augias, il cui impegno dichiarato, come dice lei, «è solo fare e indurre a fare qualche ragionamento», perché inviti nella sua trasmissione quotidiana i responsabili della Fiera di Torino Ernesto Ferrero e Rolando Picchioni a spiegare la loro scelta. Giorni fa ha chiamato Giulietto Chiesa a raccontare le sue deliranti convinzioni sul complotto dell'11 settembre. Bene. Spero trovi il modo di offrire ospitalità anche a chi ha civilmente deciso di offrire a Israele un proprio stand nazionale, come è successo negli anni passati con altri Paesi, in coincidenza con il 60˚ anniversario della fondazione di quello Stato.

Raitre si distingue per essere una rete ancora attenta ai problemi della cultura ma anche alle Buone Cause, al politicamente corretto, al dialogo, al diritto d'espressione, alla supremazia dei Valori; proprio per questo si ritiene l'ultimo avamposto della tv intelligente e della sinistra progressista. Ecco, sarebbe bello se voi, i conduttori più prestigiosi, buttati al vento gli alibi semantici, senza tante ipocrisie, magari sfidando un po' di impopolarità, ci diceste se gli scrittori d'Israele sono o non sono degni di essere invitati in Italia a una manifestazione di libri.

Aldo Grasso
05 febbraio 2008