martedì 27 aprile 2010

ADDIO AI FLOPPY DISK


FLOPPY disk addio: l'epoca del famoso dischetto per la conservazione dei dati volge definitivamente al termine e la Sony ha annunciato che nel marzo 2011 cesserà del tutto la produzione e la vendita. Soppiantato prima dagli Zip, poi da Cd, Dvd, chiavette Usb e hard disk esterni, da tempo ormai il supporto quadrato di plastica da 3,5 pollici e 1,44 Mb di capacità ha ceduto il passo a tecnologie superiori per prestazioni e quantità di memoria fino a 1 terabyte (1 milione di Mb).

Già dal lontano 1998 Apple ha optato per i nuovi sistemi, seguita anni dopo dal colosso dell'informatica Dell Computers e via via da tutti gli altri che hanno smesso di equipaggiare computer e notebook con i drive per la lettura e scrittura dei floppy, con il risultato che, nel 2007, ben il 98 per cento dei Pc in commercio ne era sprovvisto e oggi la nuova generazione di navigatori non ne ha mai visto né tantomeno utilizzato uno.

martedì 20 aprile 2010

LA SREALIZZAZIONE LETTERARIA

da "Dagospia"
PARENTE (MASSIMILIANO) SERPENTE - ECCO L’ASSURDO: SE BERLUSCONI NON DECIDE I LIBRI DELLA MONDADORI, UN AUTORE MONDADORI DECIDE COSA DEBBA DIRE BERLUSCONI - SAVIANO STA CERCANDO IL PRETESTO E IL PRE-TESTO PER ABBANDONARE LA MONDADORI DA MARTIRE – NON È PIÙ UN UOMO, È UN MARCHIO, UN FETICCIO, UN LOGO, UNA FANZINE, UNA MAGLIETTA, E COME TALE RENDE LA CAMORRA UNA FICTION…

Massimiliano Parente per Dagospia

«Il problema non è il tuo romanzo, ma quello che hai scritto su Saviano. Mi interessi molto come scrittore, ma lasciamo passare del tempo, l'editoria ha memoria breve, si dimenticheranno di quello che hai scritto».

Non rivelerò mai neppure sotto tortura chi, all'interno della Mondadori, ai piani alti, mi pose il suddetto argomentato veto dopo avermi accolto con grandi onori. Non lo dirò perché fu molto sincero quando poteva inventarsi qualsiasi scusa e comunque fatto sta che, per tale ragione, non si stipulò nessun contratto tra me la Mondadori e chissenefrega, io continuo a esistere come scrittore nonostante la Mondadori e non penso non ci sia libertà di stampa, né che ci sia solo la Mondadori, come invece credono gli autori di sinistra che pubblicano solo per Mondadori.

Per Concita De Gregorio, direttrice dell'Unità e querelata da Berlusconi, non ci sono mai stati veti, per me, colpevole di scrivere sul Giornale quello che penso, sì, pazienza. D'altra parte ero abituato: alla Bompiani era colpa di quello che avevo scritto di Scurati, alla Feltrinelli sarebbe stato quello che avevo scritto su Baricco, perfino alla minimum fax pretendevano facessi abiura di quanto scritto su alcuni autori minimum fax.

In Italia l'editoria è una Gomorra di autori, conventicole, club, salotti e fatturati, sarà per questo che tempo fa mi ha chiamato la Newton Compton proponendomi un libro sulle caste culturali italiane (un volume non Mondadori che uscirà il 4 maggio), con un invito allettante: «con noi Parente puoi dire quello che ti pare, libertà assoluta» e affare fatto.

Così in questi giorni, dopo il botta e risposta tra lo scrittore martire San Saviano e Marina Berlusconi, mi è chiaro quanto la retorica dell'intoccabilità di Saviano sia arrivata a un paradosso tanto grottesco da essere quasi invisibile a chi non stia attento. Il suo vittimismo sistematico è diventato una cortina fumogena e una griffe che produce mostri.

Saviano non è un uomo, è un marchio, un feticcio, un logo, una fanzine, una maglietta, un sito d'identificazione ("io sono Saviano"), un mammaceccomitocca perenne, e come tale derealizza la realtà, rende la camorra una fiction e la cruda realtà evapora, si derealizza, si annulla, si savianizza.

L'aveva capito Andy Warhol che ripetere per duecento volte su una tela un incidente automobilistico ne cancellava la tragicità, e tra un "Disaster" e una "Campbell's Soup Can" non c'era più differenza. Questo avrebbe dovuto dire Berlusconi anziché parlare ingenuamente e grossolanamente di "pubblicità negativa" per l'Italia: la camorra non è più la camorra bensì Gomorra, infatti per molti quotidiani sono sostantivi interscambiabili.

La camorra sta diventando un prodotto di Saviano, infatti se tocchi Saviano, se artisticamente il suo libro ti fa cagare come a me per esempio, sei un camorrista. Il suo potere di derealizzazione è tale che a nessuno frega un cazzo di sapere chi è in prima linea, perché insomma ci sarà un magistrato eroe, un quasi Borsellino, un quasi Falcone, un capo della squadra mobile, un cronista, un poliziotto dietro ognuno dei clamorosi arresti di questi mesi e anni o no? No, c'è Saviano, e c'è Gomorra. Si esprime solidarietà verso la griffe e chi s'è visto s'è visto, e si vede solo Saviano.

Saviano sta rendendo la lotta alla mafia una soap opera, è questo che avrebbe dovuto dire Berlusconi, sottolineando, per carità, che lo diceva in quanto Silvio Berlusconi, in quanto persona, come sua personalissima opinione, perché la sua Mondadori avrebbe continuato a pubblicare Saviano e a promuoverlo come il miglior prodotto, che poi è diventato anche un film che non ha vinto l'Oscar, peccato. Berlusconi dovrebbe chiedere scusa? Di cosa? Si scusi piuttosto Saviano di aver teatralizzato appelli per la libertà di stampa in Italia, e non si scusi con me, piuttosto con chi vive in regimi veri, dove la censura esiste davvero e per la libertà di stampa si muore.

La Mondadori, tra l'altro, non è la Silvio Berlusconi editore, infatti è noto quanto la proprietà non entri nelle scelte editoriali della Mondadori, motivo per cui autori antiberlusconiani e schieratissimi come la suddetta Concita o Camilleri o Roberto Saviano o Wu Ming o De Cataldo o la Parrella o Fabio Volo o Fabio Fazio o il grande Antonio Moresco e tantissimi altri pubblicano per Mondadori senza problemi e senza farsene un problema.

Anche la mia amica Barbara Alberti, convinta che Berlusconi sia il fascismo e che si viva in un regime berlusconiano, pubblica per Mondadori e vive con i compensi di Mediaset e la Rai, tra un reality e l'altro, eppure se le chiedi spiegazioni, perché per esempio non se ne va non in un altro paese o se è troppa fatica almeno in un'altra casa editrice, risponde «Che c'entra, la Mondadori paga bene, bisogna vivere», e però il venduto sarei io.

Come quelli a cui l'Occidente fa così schifo e amano i talebani come fossero animaletti esotici o tornano da Bombay rigenerati nello spirito e però non se ne vanno mai a vivere in uno stato islamico o in India e sempre perché «ma che c'entra...».

Tuttavia, ecco l'assurdo così assurdo da non essere più percepibile: se Berlusconi non decide i libri della Mondadori, un autore Mondadori decide cosa debba dire Berlusconi e, pur potendo scrivere e dire quello che vuole, chiede all'editore, all'intera azienda, di schierarsi contro una banale opinione dell'azionista di maggioranza. Non si è mai sentito nella storia dell'editoria, ma tant'è questo regime alla rovescia.

Infatti non si capisce quali chiarimenti vorrebbe Saviano dalla Mondadori, basta leggersi il comico scambio tra l'Intoccabile e Marina Berlusconi per comprendere che la notizia vera è un'altra: poiché non c'è alcun libro censurato, alcun casus belli, Saviano sta cercando il pretesto e il pre-testo per abbandonare la Mondadori e lasciarla da martire. Non sussistendo censura, se ne inventa una lui, al contrario: è Saviano che stabilisce cosa deve pensare Berlusconi e la Mondadori di Berlusconi, e lo fa facendo la vittima, e nessuno lo spernacchia per non passare per camorrista.

E pertanto domenica scorsa la questione grottesca della libertà di parola di Saviano (la sua parola, la libertà di parola, la parola che fa sapere, la parola che dice quello che non può dire, continuamente invocata per assurdo dall'unico autore italiano onnipresente che può dire quello che vuole dove vuole quando vuole e il cui tema principale è tautologicamente, feticisticamente la sua parola sulla sua stessa parola), era anche graficamente visibile, su Repubblica: in alto a destra Marina Berlusconi scriveva a Saviano, subito sotto Saviano rispondeva a Marina Berlusconi perché l'azienda deve prendere posizione e garantirgli libertà eccetera eccetera (ossia la Mondadori deve prendere posizione contro un'opinione personale di Berlusconi) e, ben disposta sotto la risposta di Saviano, sempre in prima pagina, consigli per gli acquisti: la pubblicità di "Gomorra". Pagata, si suppone, dalla Mondadori, e molto pop come un quadro di Warhol: Gomorra's Soup Can.

Manco a dirlo subito spunta fuori un nuovo appello (ma di cosa? per cosa? qualcuno lo sa?), un altro aspetto fiction dell'effetto Saviano: la retorica della solidarietà. Quando ce ne sarà bisogno davvero avranno finito le scorte di solidarietà, per il momento è subito sera, ed è subito Repubblica che titola «gli scrittori stanno con Saviano» (tra cui molti mondadoriani), come se "gli scrittori", da sempre simbolo della libertà individuale, fossero una cosa sola, un Codacons, un sindacato, una confraternita, un partito, una casta, la massoneria. O forse solo delle ragazze pon-pon, la Federcasalinghe al potere, le Gomorra's Housewives.

sabato 17 aprile 2010

IL MIRACOLO BIPARTISAN DI VIANELLO


da "Dagospia"
Lui che fu a Salò, prima seguace del Cav. televisivo e poi elettore di quello politico (memorabile il suo pronunciamento, “ho la fortuna dopo quarantacinque anni di votazioni di conoscere il candidato per cui voterò”), fu perfettamente bipartisan nel godimento televisivo e perfettamente bipartisan nel cordoglio per la dipartita – così come da unanime applauso parlamentare - DARIO FO: "NON HA MAI PERSO UNA DOTE FONDAMENTALE: LA CORRETTEZZA"...

giovedì 15 aprile 2010

FOTO INEDITA DI ARTHUR RIMBAUD



Su una foto ingiallita dal tempo, trovata per caso sulla bancarella di un mercatino, in un gruppo di sette persone fotografate ad Aden, in Abissinia, due librai francesi hanno riconosciuto il volto di Arthur Rimbaud. È la prima immagine chiara in cui si vede il poeta "maledetto" in età adulta, circa trentenne, probabilmente intorno al 1880, quando da tempo aveva smesso di scrivere per avventurarsi in terre lontane, tra l'Africa e l'Asia. La foto, mostrata per la prima volta a Parigi in occasione del Salone del libro antico che si è aperto oggi, è stata trovata due anni fa, da Alban Caussè e Jacques Desse, insieme ad una trentina di altri scatti.

mercoledì 14 aprile 2010

AVVISO A LOS EVASORES: 10.000 CONTI PRONTI AD EMERGERE


FISCO: 10MILA CONTI ITALIANI IN LISTA HSBC, ENTRO 20 GIORNI I NOMI
(Adnkronos) - Sarebbero 10mila, a quanto apprende l'ADNKRONOS, i correntisti italiani, sospettati di evasione fiscale, presenti nella lista di nomi sottratta dall'ex dipendente Herve' Falciani alla divisione svizzera di Hsbc, e ora in possesso del procuratore di Nizza Eric de Montgolfier. Una lista che la Procura di Torino ha chiesto e ottenuto di poter consultare con una rogatoria che sara' soddisfatta, a quanto si apprende entro 20 giorni, dal Procuratore di Nizza, Eric de Montgolfier.

martedì 13 aprile 2010

SELL HIRST!


da DAGOSPIA, er mejo sito che ci sia

UN MONDO ALLO SBANDO ...
"Vale cinquemila sterline la corsa in taxi con Damien Hirst". L'artista più celebrato del momento regala uno scarabocchio a un tassista londinese e lo stronzo lo fa subito picchiare all'asta per comprare una cazzo di videocamera al figlio presunto creativo (Stampa, p.35).

sabato 10 aprile 2010

IL DOPO - BUSI SULL'ISOLA: CALMA PIATTA

L'Isola, maledizione del linguaggio

Dopo l'abbandono di Aldo Busi, L’isola dei famosi sta per essere inghiottita dal mare, colpita da un’antica maledizione: i suoi abitanti non riescono più a comunicare. Non hanno lingua, non hanno pensiero, non hanno scrittura. Comunicano con lo studio centrale (dove una bella signora continua a ripetere «ecco», «diciamo», «insomma ») con urla, borborigmi, frasi sconnesse. Non riescono nemmeno a ripetere may-day, may-day.

Intanto (Sandra Milo permettendo), sull’isola non c’è più ombra di un famoso, sono tutti illustri sconosciuti che credono di vivere l’esperienza della vita, non sapendo però… Non sanno che, dal punto di vista linguistico, il buco nero della tv italiana si chiama Uomini e donne di Maria De Filippi. È il punto più basso mai raggiunto, un gorgo, una «discesa nel Maelström» che evidentemente procura un perverso piacere se, quest’anno, sia il Grande Fratello che L’isola dei famosi sono caduti in questo mortale risucchio.

L’isola dei famosi è terreno di esperimenti. Ho provato a seguirla anche su uno smartphone, per capire gli effetti della snack tv. Un’applicazione mi ha permesso di vedere un’antologia del programma. Ebbene, mi sono trovato di fronte a un problema teorico di non facile soluzione: lo standard linguistico di iPhone nel suo complesso (l’interfaccia, il collegamento internet, le applicazioni, ecc) è di molto superiore allo standard linguistico dell’Isola.

È come guidare una Ferrari su una pista di go kart, è come avere una splendida libreria piena di volumi dozzinali e illeggibili. L’isola è un prodotto da tv generalista e per ora mal si adatta a una tecnologia avanzata. Che si dimostra invece più sensibile sia all’informazione che a YouTube. La tv su telefonino, per evitare il gorgo, ha estremo bisogno di prodotti pensati (o riadattati con intelligenza e ironia) per quel tipo di dispositivo.

Aldo Grasso

mercoledì 7 aprile 2010

GUERRILLA ART A (CON)TEMPORARY ART


Blitz dell’artista sconosciuto e la sua opera diventa “famosa”. In occasione di (con)temporary art a Milano sono state esposte per la prima volta in Italia delle opere originali dell’inglese Banksy, che con i suoi stencil e la guerrila art ha ricoperto muri e spazi di tantissime città nel mondo. “Guildor”, giovane artista milanese, ha pensato di rendere un omaggio a Banksy in maniera originale: due giorni prima della mostra ha fatto un blitz fra le sale, ha preparato una sua opera (un orologio) con tanto di etichetta, e quando la sorveglianza si è allontanata lui l’ha appesa, come se fosse una di quelle fatta dall’artista inglese. Il risultato? Tanti visitatori ci sono cascati. “E’ un comune orologio da parete; la sola lancetta dei minuti che continua a correre con una lama da bisturi applicata alla sua estremità: un elogio a chi non si ferma mai".

sabato 3 aprile 2010

FLASH SUL CASO CLAPS


Caso Claps, don Vagno trovò il cadavere
di Elisa a gennaio e ripose gli occhiali
Chiare le dinamiche dell'omicidio: aggressione a sfondo sessuale nel sottotetto, ferita con un taglierino e soffocata.
A confronto Don Vagno con le due donne delle pulizie.