martedì 12 giugno 2007

la foto di Paris


apprendo dal blog di christian rocca "Camillo" che la foto di Paris Hilton che ha fatto il giro del mondo è di Nick Hut, un grandissimo della fotografia, autore dell'immagine linkata qui sotto:
http://www.humanistart.com/nick_ut.htm

1 commento:

  1. Cristopher Hitchens per il “Corriere della Sera”
    (Distribuito da The New York Times Syndacate - Traduzione di Enrico Del Sero)

    Un'insidiosa trappola rischia di inghiottire chiunque si spenda in critiche verso la cosiddetta cultura pop o (azzardando una ridefinizione) chiunque provi disagio alla cretinizzazione sistematica e «di massa» dei principali mezzi di informazione. Chi denuncia l'eccessivo risalto dato alla notizia, alimenta egli stesso l'«eccesso». Chi mostra una pur lieve conoscenza dell’argomento, tradisce il proprio interessamento verso qualcosa di cui si vorrebbe denunciare la futilità o l’irrilevanza.
    (Paris Hilton)

    Così, qualche penna tenta di salvare capra e cavoli, imprimendo ai propri articoli una parvenza di «importanza » e «attualità» pur continuando a manifestare la propria, palese superiorità. Ergo — parafrasando un po’ — «mentre tutti siamo ipnotizzati da quel che accade a Paris Hilton, nel Darfur la gente continua a morire».

    Un solone come Bob Herbert, columnist del New York Times, per dire, si sentirebbe letteralmente perso qualora gli fosse negato di sfoggiare una così piacevole e brillante «ironia». E ora è il mio turno. Mi schiarisco un po’ la voce, come si diceva, prima di decidermi a fare qualcosa che mai avrei creduto di dover fare, e scegliere di scrivere di Paris Hilton. Scrivere di lei, per giunta, non limitandomi a dipingerla quale emblema o metafora di qualcosa, bensì come soggetto in sé.

    Lo scorso venerdì pomeriggio, se memoria non m’inganna, ho avuto l’impressione che qualcuno ci stesse rendendo spettatori di una lieve ma significativa ingiustizia. Tutti quei titoli di giornale gongolanti e derisori e quelle immagini d’una fanciulla in lacrime trascinata di nuovo in prigione, mi hanno dato il voltastomaco. Ecco, finalmente la creatura frigna davanti alle vostre telecamere! Contenti, adesso?

    Non ho problemi ad ammettere che io stesso ho guardato Paris Hilton intenta a fare sesso. La metto in termini così brutali perché è, il suo, il video meno erotico (nel suo genere) che io abbia mai visto. Pareva che la nostra sapesse tutto quanto da lei ci si aspettava e sfoggiasse una certa, sudata maestria; ma se qualcuno mi avesse detto che era fatta, gli avrei senz'altro creduto.
    (Paris Hilton - Foto La Presse)

    L’espressione del suo volto non ha mai lontanamente ricordato il simulacro di una donna intenta a fare l'amore. (Kingsley Amis, scrittore britannico che trattò genialmente di tali questioni, di certo non un puritano, riuscì a cogliere la duplice esperienza del sordido e dell'illecito asserendo che, nel momento in cui egli voleva che un certo spettacolo continuasse, desiderava porgli fine).

    Così, tornando all'oggi, la nostra è una ragazza consapevole del fatto che, dovunque vada, la gente la vedrà — ridacchiando— attraverso una particolare lente. Il suo nome non le concede un briciolo di privacy. Ma, a ben vedere, questo è soltanto il preludio. A suo dire ignara che le fosse stata revocata la patente, esito della zaffata d'alcool in viso alla polizia stradale, Paris Hilton fa un'altra, dura scoperta: la maestà della legge non le darà un'altra chance.

    Palesemente stordita e spaesata come non mai, la giovane miliardaria è arbitrariamente condannata al carcere, rilasciata con un pretesto altrettanto fumoso e — qui viene il bello — costretta a una sadica routine che la riporta al fresco. Qui la nostra prende a implorare l'aiuto della mamma, e grida che «Non è giusto!». Dopodiché comincia il tiro al bersaglio vero e proprio.

    In quel di Toronto, dove mi trovavo lo sciagurato giorno, lo Star consacrava l'intera prima pagina al volto di Paris Hilton gonfio di lacrime. Un po' più in alto, lo spietato titolo: «Piangi, bambina». Giuro che mai avrei voluto vedere una cosa del genere, ma che scelta avevo? Il tutto era emblematico di una notizia di risonanza oramai universale, e inesorabile. Non paghi di averla rimirata nuda e variamente penetrata, pare assodato che si debba anche spiarla mentre viene punita e umiliata. Così, la presunta cultura «aperta» si rivela tanto salace e pruriginosa quanto i vegliardi de «La lettera scarlatta».(...)

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