venerdì 29 giugno 2007

Rosaria Sardo: Polisemia e cooperazione comunicativa nel linguaggio lomografico di G. Caviezel (2).

© Giovanni Caviezel, Serena, 2001

Una lomografia genera quindi nella fase iniziale della fruizione un forte contrasto tra campo visivo (e letture tradizionali legate a quel campo visivo) e mondo visivo, ovvero quella serie di esperienze soggettive «che assegna un’identità a quell’insieme di stimoli» (4) . Una sequenza lomografica genera nuovi rapporti di Gestalt visiva (5) , provocando una riorganizzazione di schemi mentali precedenti. L’effetto di spiazzamento generato dal contrasto percettivo tra ordine di lettura legato alla scrittura e ordine di lettura lomografico è il primo effetto interessante della visione di una lomografia: se l’ordine percettivo lineare salta, si sposta anche l’ordine interpretativo e il sistema delle inferenze.
Costruito il nuovo percorso percettivo e cognitivo, ecco attivarsi nel fruitore del testo lomografico una nuova serie di ipotesi semantiche: una lomografia produce significati nuovi in modo nuovo.
In questo senso si può osservare come sia avvenuto lo spostamento dal “caldo” medium fotografico al freddo medium lomografico: da un medium saturo d’informazioni a un medium in cui l’informazione va ricostruita e reinterpretata con un percorso non immediato e non lineare. Se la fotografia poteva essere definita da McLuhan come «forma di automazione capace di eliminare i procedimenti sintattici della penna e della matita» che «rispecchiava automaticamente il mondo esterno producendo un’immagine visiva ripetibile con esattezza» (6) , ci pare che la lomografia chieda al suo fruitore di attivare nuovi procedimenti sintattici tra le sue parti costruendo così un nuovo percorso ermeneutico.
Da un punto di vista testuale, poi, ci sembra che la sequenza lomografica vada a collocarsi in una terra di confine tra la fotografia e il cartoon, superando l’ordine statico e lineare del fumetto, per giungere a un’illusione di movimento vicina ma non prossima a quella cinematografica.

Note
(4) Appiano, Comunicare per immagini. Immagini per comunicare, in Gensini S. ( a cura di), 1999, Manuale della comunicazione , Roma, Carocci, p. 261.

(5) A proposito di percezione visiva e Gestalt è ancora utile il saggio di Katz 1969, La psicologia della forma, Torino, Boringhieri.

(6) Mc Luhan (1964) 1995, p.203.

(2-continua)

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