martedì 2 ottobre 2007
Rosaria Sardo: Polisemia e cooperazione comucativa nel linguaggio lomografico di G. Caviezel (5).
1.4. Una femminilità “addomesticata”.
Le 2 lomografie qui riprodotte sembrano costituire una macrostruttura unitaria, che riprende e amplia la tematica della femminilità “ addomesticata” già accennata nelle sequenze precedenti. In questo nucleo il tema si connette a un altro filo conduttore che potremmo forse definire come quello della “fatica di essere donna”. Nella lomo n.1 la scelta di riprendere le gambe, fondamenta portanti di un carico giornaliero impegnativo, mostra una notevole forza espressiva. Le linee scure delle gambe di donna indicano un frettoloso percorso di rientro a casa, con la soglia che si definisce nell’ultimo fotogramma quasi a segnare la conclusione imposta e obbligata del percorso stesso. Tutta la fatica di chi è sempre costretto a raggiungere in fretta una meta prestabilita emerge non solo dalla somma degli elementi visivi presenti, ma anche da quelli evocati in absentia (chi o cosa aspetta la donna oltre la soglia?). Ancora una volta compare una variante del grembiule, il camice azzurro accompagnato dalle ciabatte, simboli di una sottomissione non cercata, che richiamano per contrasto altri abiti e altre calzature. È a partire da questo scarto figurativo che nasce un possibile spazio narrativo a partire da questa sequenza lomografica.
È un ritmo che cerca e incoraggia le pause, non solo di evasione, ma anche di ricerca di una comunicazione quello che ci mostra la lomografia successiva, la n.2. In questa sequenza, infatti, la stessa figura di donna, immersa in una luce cittadina che disegna sul selciato paesaggi alternativi e colora il grigio a sorpresa, viene mostrata accanto a un’altra figura femminile. Adesso il tema della fatica quotidiana si sdoppia in due diverse figure col sacchetto per la spesa, l’una in tenuta “istituzionalmente” domestica, l’altra in “abiti civili”. L’orientamento della testa della prima figura verso la seconda suggerisce un tentativo di dialogo en passant, una battuta forse accolta, forse respinta. Nel secondo e nel terzo fotogramma la luce colpisce e disintegra la parte superiore della figura di donna in “abiti civili” e impedisce di capire l’esito del contatto prossemico, resta da notare che la figura rimane immobile, rigida in una postura articolata solo dal ritmo del passo.
La sequenza 8 ( lomo14) mostra un altro aspetto della femminilità “addomesticata”: l’attesa forzata. Ancora una volta sono di scena le gambe, stavolta snelle, scattanti ma frenate sulla soglia (altro topos significativo della poetica visiva di Caviezel), in volontaria/involontaria posizione di attesa di qualcuno o di qualcosa, in bilico tra un prima e un dopo. Il guizzo del muscolo del polpaccio nell’ultimo fotogramma indica questa tensione generata dall’attesa. La sequenza appare particolarmente netta ed elegante da un punto di vista formale e sembra rappresentare un vertice di naturalismo e simbolismo insieme, insolito nello scatto lomografico: il gioco prospettico delle linee dritte e spezzate che partono dal piedritto, vanno al portone e scendono per le gambe, crea un insieme molto coeso e coerente che pure lascia il solito spazio d’inferenza tra i fotogrammi con una serie di presupposizioni sul tema della donna e l’attesa.
(5- continua)
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Trovo l'analisi di Rosaria davvero intensa ed efficace. E sì, la fatica di essere donna, tra le tue immagini e le sue parole, si sente tutta. Bello bello bello!
RispondiEliminaGrazie, Valentina! Speriamo che si possa parlare presto, con immagini e riflessioni insieme, anche della gioia di essere donna:la leggerezza e lo slancio, la maternità, la luce interiore.
RispondiEliminaRosaria Sardo