sabato 12 gennaio 2008

prove tecniche di regime


dal "corriere della sera online"


Dure critiche dall'opposizione: «Messaggi subliminali, vogliono politicizzare le news»

«Insicurezza causata dall'informazione tv»
Bufera su Violante che convoca i direttori

Sentiti alla Camera i responsabili dei principali tg.
Il mondo della stampa: non accettiamo bavagli



ROMA - Sta scatenando polemiche a non finire la convocazione a Montecitorio dei direttori dei principali telegiornali da parte di Luciano Violante, presidente della commissione Affari istituzionali della Camera, avvenuta giovedì. L'incontro, durato circa tre ore, ha avuto come tema la sicurezza e il modo di affrontarla da parte dei mezzi di comunicazione. Alla riunione hanno partecipato tra gli altri il direttore del Tg5 Clemente Mimun, quello del Tg2 Mauro Mazza, quello del Tg3 Antonio Di Bella, il responsabile di Rainews 24 Corradino Mineo, quello di SkyTg 24 Emilio Carelli. C'erano anche Fabrizio Ferragni in rappresentanza del Tg1, Edgardo Gullotta per il Tg La7 e Giorgio Mulé di Studio Aperto. Quasi tutto il mondo dell'informazione televisiva, insomma.

LA REPLICA DEI DIRETTORI - Al centro del dibattito il fatto che l'informazione, se non corretta, possa accrescere il senso di insicurezza dei cittadini. Soprattutto se le notizie finiscono per amplificare la portata dei fatti di cronaca. I direttori non hanno gradito l'ingerenza: «convocarci per dimostrare che le news contribuiscono a rendere in sicuri i cittadini - ha commentato Clemente Mimun - ci farà scendere in un'altra classifica, quella della libertà di stampa che già ci vede maglia nera». «Dovremmo fare più cronaca, non meno», ha aggiunto Corradino Mineo. Mentre Emilio Carelli ha rilevato come tocchi «ai giornalisti dare notizie e mostrarne le immagini, alle istituzioni diffondere il senso di sicurezza». Tranchant il giudizio di Antonio Di Bella: «L'ultima cosa che vorrei è che fra un anno venissimo convocati di nuovo per sentirci dire: bravi, il crimine è aumentato ma la percezione della gente è diminuita».

POLITICA IN SUBBUGLIO - Ma anche il mondo della politica, soprattutto dalle fila dell'opposizione, ha reagito male all'iniziativa di Violante. Maurizio Gasparri (An) e Jole Santelli (FI), in una nota congiunta parlano di «messaggi subliminali» lanciati dalla maggioranza, «quasi si dovesse minimizzare l'ondata criminale, locale e di importazione, che si abbatte come un flagello sul nostro Paese». Il leghista Roberto Cota parla invece di «ennesimo tentativo di politicizzare l'informazione» mentre l'ex ministro Udc, Mario Baccini, ritiene che «i direttori e i giornalisti non possono fungere da capro espiatorio» e sottolinea che «i politici non possono far ricadere sugli operatori dell'informazine le colpe della sfiducia dei cittadini generata dalla cattiva politica e dalla crisi di rappresentanza».

«RICORDA IL MINCULPOP» - Prese di posizione si sono registrate anche dai rappresentanti delle associazioni di categoria. «Che cosa vorrebbe l'illustre onorevole - si chiede il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, Bruno Tucci -? Che fosse ignorata la realtà ? Che si edulcorassero questioni delicate che sono sotto gli occhi di tutti? Che per la tranquillità del Palazzo, i giornalisti omettessero di svolgere il loro lavoro? Insomma, se non è censura poco ci manca. Come chiamarla questa presa di posizione se non un tentativo di colpo alla libertà di stampa? L'episodio ci ricorda molto le veline del Minculpop».

IL DIETROFRONT - A gettare acqua sul fuoco ci ha provato lo stesso Violante, che pure nella sua lettera di convocazione ai responsabili dell'informazione tv aveva evidenziato uno scollamento tra «i dati statistici sull'andamento della criminalità» e la «percezione di insicurezza nei cittadini», dovuta - secondo l'ex presidente della Camera - anche al «sistema dell'informazione e della comunicazione, con particolare riguardo al modo in cui esso sceglie e presenta le notizie, nel formarsi e nel diffondersi di un'opinione condivisa sul grado di sicurezza di una comunità». «Se non vi avessimo ascoltati - ha detto ai direttori dei tg -, avremmo concluso che l'informazione è uno dei fattori che generano insicurezza: ora stiamo capendo che non è così».

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