giovedì 14 maggio 2009

YOKO ESIBISCE LENNON

YOKO ONO ORGANIZZA UNA MOSTRA-HORROR SU LENNON E INSERISCE “LA STANZA DELLA MORTE” (gli occhialini e la giacca insanguinati DELLA NOTTE IN CUI JOHN FU UCCISO) – LA SOLITA SCUSA: PROVOCAZIONE E MONITO SULL’USO DELLE ARMI…

Alessandra Farkas per il "Corriere della Sera"


yoko alla mostra su lennon

La «stanza della morte» è la più affollata, come davanti ad un incidente d'auto mortale da cui non si riesce, anche volendo, a distogliere lo sguardo. Al centro della sala campeggiano gli occhialini e la giacca insanguinati che John Lennon portava quando fu assassinato a colpi di rivoltella da un fan squilibrato, Mark David Chapman, la sera dell'8 dicembre 1980, a New York. Tra i cimeli c'è anche il sacchetto di carta marrone - anch'esso imbrattato di sangue nerastro - nel quale la polizia aveva infilato gli effetti personali del cantante, prima di consegnarli alla vedova Yoko Ono.

Ed è stata proprio lei ad organizzare la controversa mostra dal titolo «John Lennon: the New York City Years» che ha debuttato ieri al Rock and Roll Hall of Fame Annex di New York. «È stato molto difficile includere quegli oggetti», ammette la 76enne artista di origine giapponese che il prossimo 6 giugno riceverà il Leone d'Oro alla carriera dalla Biennale di Venezia. E aggiunge: «Sapevo che sarei stata criticata».


gli occhiali insaguinati di Lennon in mostra

La sua è stata una provocazione, l'ennesimo happening a scopi politici: «Volevo lanciare un monito sulle conseguenze dell'uso indiscriminato delle armi», spiega. In un angolo della galleria ha fatto sistemare un registro sul quale i visitatori possono firmare una petizione per chiedere di modificare la legge sulla vendita delle armi che verrà consegnata al presidente Barack Obama dopo la chiusura della mostra.


Ma all'Annex sono esposti anche molti altri oggetti legati agli anni newyorchesi di Lennon che, dopo la separazione dei Beatles, lasciò definitivamente la Gran Bretagna per stabilirsi a New York, nel 1971. C'è il tovagliolino di carta dell'Hotel Hilton sul quale scrisse le parole della canzone "Imagine"; la chitarra utilizzata durante il concerto con Elton John al Madison Square Garden e le lettere - firmate da personaggi come Joan Baez e l'allora sindaco di New York, John Lindsay - che documentano la sua estenuante crociata per non essere espulso in quanto «pericoloso sovversivo» sulla lista nera dell'Fbi.

Lennon amava New York, che considerata la nuova capitale del mondo. «Se fossi vissuto duemila anni fa avrei scelto di abitare nella Roma imperiale», soleva dire John, «New York è la Roma del nostro tempo, per questo vivo qui». E Yoko riflette: «È un triste paradosso. E pensare che la città che amava di più è proprio quella in cui è stato ucciso ».


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