giovedì 28 febbraio 2008

dal "Corriere della Sera" Online

IO, PIPPO E LA TV VIOLENTA
Mario Luzzatto Fegiz


Sono il giornalista rissoso che ha fatto registrare, con la replica chiambrettiana del suo alterco con Toto Cutugno, il record di ascolti della seconda serata. Da questo responso dell'Auditel Pippo Baudo ha tratto conclusioni amare: la gente si è abituata a una televisione violenta, diseducativa, spazzatura. un festival di qualità che quella stessa gente - abituata a programmi triviali e dozzinali - non segue più. Decenni fa, di fronte alle nostre critiche, Baudo e Maffucci usavano gli ascolti (enormi), che superavano i 15 milioni di spettatori, come una clava. Canzoni brutte? Lungaggini eccessive? Il giorno dopo le critiche venivano liquidate con il kalashnikov degli indici d’ascolto. Per la serie «i numeri ci danno ragione».

Mario Luzzatto Fegiz
© Foto La Presse

Ora che scende a picco, l’Auditel piace meno a Pippo. Che tuttavia, dopo aver scomunicato in conferenza stampa la rissa al Dopofestival («Allora scazzottiamoci e prendiamoci a pesci in faccia, ma così fottiamo il pubblico e avremo un'Italia di merda») l’ha puntualmente replicata (avendo poi dall’Auditel la conferma che nella tv di oggi «il delitto paga»). Di fronte a un calo di ascolti così vistoso, caro Pippo, le ragioni si contano sulle dita di almeno tre mani. Nessun cast canoro, nessuna superstar straniera, nessuna formula magica può inchiodare la gente davanti alla tv per quasi quatto ore (dopofestival esclusi) per cinque giorni spalmati sull’arco di sei.

Tutti i quotidiani hanno ormai diversi percorsi di lettura che vanno dai 10 minuti alle due ore. Sanremo non si è adeguata alla penuria di tempo, alla fretta della gente. Non esiste Sanremo in sintesi. Chi è interessato alle canzoni (e sono i più) se ne frega del contorno, dei balletti, delle vallette e degli attori con film in promozione. Non è corretto costringere chi è interessato alle canzoni a tirare l’una di notte per vedersi tutti gli artisti in gara. Il gigantismo di Sanremo lo hai inventato tu, Pippo, negli anni Ottanta. Altri tempi — senza Sky e senza Internet, senza YouTube e senza iPod. Da anni i critici musicali denunciano lo scollamento di Sanremo dal variegato mondo della musica che la gente ascolta.

E la risposta è sempre stata: «Sanremo è una grande festa che riguarda tutta la platea televisiva e non solo gli amanti della musica». Sarà. Ma adesso anche questa platea sta facendo le valigie, è diventata infedele e fa zapping col satellite salvo essere richiamata per qualche istante, dal modesto botto di un giornalista e un cantante che litigano. Per chi ama la buona musica il rimpianto per le edizioni brevi e intense resta molto forte. In molti programmi elettorali si promette la potatura delle istituzioni (ministeri, Senato, ecc). Anche Sanremo deve «potarsi». O almeno lasciare al pubblico la possibilità di ascoltare le canzoni senza altre zavorre.

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