domenica 6 aprile 2008

negozi come piattafrome semiotiche

dal CORRIERE ONLINE

L'Antitrust apre i negozi di domenica
E divide le signore dello shopping

Bocciate le multe di Pasquetta a Roma. «I divieti nei giorni di festa riducono la concorrenza»

Shopping a Milano
MILANO
— Se non è una svolta culturale, poco ci manca. Negozi aperti anche la domenica, shopping libero nei giorni festivi: l'Antitrust scende in campo e mette nero su bianco la rotta da seguire nella sempiterna querelle tra il partito della serranda chiusa e quello del «carrello selvaggio». L'occasione: una segnalazione inviata dall'Autorità al Comune di Roma, «reo» di aver multato i negozi rimasti aperti a Pasquetta. Un messaggio senza sfumature: «I divieti all'apertura nei giorni di festa creano una restrizione ingiustificata della concorrenza», sono «un ostacolo » all'«ampliamento dell'offerta».

Ricorda, l'Antitrust, come da 10 anni l'apertura sia liberalizzata nei Comuni «ad economia prevalentemente turistica e nelle città d'arte»; chiede il riesame dell'ordinanza; annuncia un monitoraggio nazionale. È, in qualche modo, la fine di un'epoca. Perché se è vero che l'Antitrust non può dettare legge né imporre sanzioni, il peso del suo richiamo crea un precedente; per i commercianti, potrebbe diventare un'arma contro le scelte dei Comuni. E se la Chiesa ribadisce il suo no («Un attentato a Dio», così l'arcivescovo di Pompei Carlo Liberati), in molti tirano un sospiro di sollievo. «Per me lo shopping settimanale è un problema, certo con le aperture nei festivi...».

La lettura di Patrizia Grieco, ad di Value Team, è semplice e diretta: ormai i tempi del lavoro si sono talmente dilatati da ingoiare perfino quei frammenti dell'agenda in cui era ancora possibile «strizzare » spesa e passaggio in tintoria. «La maggior parte delle persone risolve passando molto tempo nei centri commerciali; ma io preferirei vederle in strada, dove oltre alle vetrine ci si può imbattere in una chiesa, un museo...». Negozi aperti la domenica uguale recupero della piazza, è la teoria della manager. Giampaolo Fabris, sociologo dei consumi, traduce in linguaggio accademico: «I negozi stanno diventando piattaforme semiotiche e relazionali. E in una città da cui sono scomparsi gli spazi pubblici, aprirli nei giorni di festa è ridare centralità ai "non-luoghi" metropolitani». Questione di spazi, ma anche di tempi: «Il consumatore online èabituato a fare acquisti ad ogni ora, che senso ha un negozio di scarpe aperto dalle 9 alle 12?». Domanda retorica, cui Fabris risponde con una parola sola: «Anacronismo». E non sarà bello guardare sempre l'erba del vicino, ma dei suoi soggiorni londinesi Giorgia Surina, attrice ed ex veejay di Mtv, ricorda con nostalgia i supermarket aperti 24 ore su 24. «Il mio tempo libero è quando gli altri riposano; ma vorrei poter vivere lo stesso la mia città, senza vederla spenta. E perché non impiegare, di notte o nei festivi, chi è a casa senza lavoro?». La risposta arriva da Claudia Buccellati, gioielliera e presidente dell'Associazione della Via Montenapoleone: «Il problema sono gli straordinari e, di notte, la sicurezza. Piuttosto si potrebbe ipotizzare un'apertura serale "per quartieri", una volta alla settimana».

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