giovedì 5 giugno 2008

l'ultima malefatta del governo Prodi

Il caso: Si chiama Invalsi: ha 48 dipendenti e 6 milioni di budget

L’istituto fantasma dell’istruzione Nomine a tempo di record, poi il nulla

ROMA—L’hanno battezzato, poco felicemente, «Invalsi ». E ora si è perso nelle nebbie. È l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell’istruzione, ossia la struttura che dovrebbe misurare l’efficienza del nostro sistema scolastico, che finora è stato un buco nell’acqua. L’Invalsi viene creato nel 1999, con poche risorse e poco personale.

I progetti pilota avviati procedono a corrente alternata e i risultati raccolgono meno consensi che critiche. Finché arriva il governo di Romano Prodi e il ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni decide di afferrare il toro per le corna.

Per prima cosa commissaria l’istituto con una terna di esperti: Piero Cipollone, proveniente dalla Banca d’Italia, la direttrice della Fondazione Marco Biagi, Paola Germana Reggiani Gelmini, e Elena Ugolini, preside di liceo, molto vicina a Comunione e Liberazione, che aveva già un posto nel comitato direttivo dell’Invalsi al tempo di Letizia Moratti. Poi si cerca di avviare una specie di riforma, affidando all’Invalsi anche il compito di definire un sistema per la valutazione dei diecimila dirigenti scolastici. Com’è ovvio, non senza problemi. Secondo il Quaderno bianco sulla scuola di Fabrizio Barca per svolgere i compiti che gli sono affidati l’Invalsi dovrebbe diventare un’authority, avere 400 esperti (oggi ha 48 dipendenti) e almeno 20 milioni (attualmente ha un budget di 6 milioni). Insomma, una Smart che dovrebbe andare come una Ferrari.

Passa un anno e Fioroni decide comunque di mettere fine al commissariamento, ricostituendo gli organi. Ma riducendo all’osso la struttura: da otto a tre membri. Perché l’operazione sia inattaccabile si stabilisce di far selezionare i componenti dell’Invalsi a una commissione di tre persone: due alti dirigenti del ministero, Giuseppe Cosentino e Lucrezia Stellacci, e Ugo Trivellato, ordinario di statistica all’Università di Padova.

L’avviso si pubblica sulla Gazzetta Ufficiale del 21 dicembre 2007. La scadenza per le domande è fissata per il 21 gennaio. Fa fede il timbro postale, ma con una velocità sorprendente anche per dei postini supermen, il giorno dopo, alle tre del pomeriggio, la commissione inizia a esaminare le domande: ne sono arrivate una cinquantina. Neanche 48 ore e il 24 gennaio, alle 18, è tutto finito. Con una rapidità supersonica quella stessa sera Fioroni firma il decreto di nomina dei tre componenti del comitato direttivo dell’Invalsi. E la mattina seguente, 25 gennaio, il consiglio dei ministri ratifica a razzo. Perché tanta fretta? Chissà. Ma il 25 gennaio non è un venerdì qualsiasi. Quel giorno il governo Prodi si riunisce dopo le dimissioni del suo premier. Il 24 gennaio, mentre freneticamente si completano le selezioni per l’Invalsi, il Senato sta negando la fiducia all’esecutivo di centrosinistra.

I tre prescelti sono Cipollone, Elena Ugolini e Claudio Giovanni Demartini, del Politecnico di Torino, al posto di Reggiani Gelmini. Il consiglio dei ministri designa pure il presidente, nella persona di Cipollone. Il giudizio degli esperti non è vincolante. Ma chi si ritrova in mano l’elenco degli idonei stilato dalla commissione non può non notare che fra i tre nominati dal governo manca proprio quello che aveva ottenuto il punteggio più alto. È Giorgio Allulli, ex direttore del settore istruzione del Censis, da molti anni dirigente dell’Isfol. Gli hanno dato 81 punti, contro 80 di Elena Ugolini, e 73 di Cipollone e Demartini. Eppure nella lista di quelli che dovrebbero rilanciare il merito nella scuola italiana il suo nome non c’è.

Dopo la nomina da parte del governo, la procedura prevedeva un passaggio alle commissione parlamentari, ma con il caos che c’era le commissioni non si sono riunite ed è scattato il silenzio assenso. A quel punto serviva soltanto il decreto di nomina del presidente, ma dopo le elezioni tutto si è bloccato di nuovo. Sono passati quattro mesi e nessuno sa dire quando e se l’Invalsi riemergerà dalle sabbie mobili del ministero e dalle insidie dello spoils system. Alla faccia dell’urgenza, di una scuola che va a rotoli, e anche del merito.


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