mercoledì 2 luglio 2008

la furia moralista

Scontro frontale

di Massimo Franco

Sta prendendo forma una nuova fase. Vede una maggioranza compatta in un'offensiva di ridimensionamento del potere giudiziario; ed il Quirinale chiamato ad una mediazione delicata. Oggi si riunisce il Consiglio superiore della magistratura con gli occhi del governo puntati addosso. Il centrodestra ritiene che il Csm sia andato oltre le sue funzioni denunciando l'incostituzionalità della norma del governo che sospende alcuni processi, fra cui quello al premier. Giorgio Napolitano, che del Consiglio è presidente, non ci sarà. Ma indirettamente verrà investito di una questione che per Silvio Berlusconi sta diventando vitale.
La virulenza delle polemiche sulla giustizia lascia indovinare scenari gonfi di incognite. Anche perché di fronte alla determinazione a regolare i conti con quella che il premier chiama «magistratura politicizzata» c'è un'opposizione divisa; di più, risucchiata dal radicalismo di Antonio Di Pietro. Il Pd veltroniano prova disperatamente a sottrarsi all'abbraccio. Eppure rischia di subirlo, perché l'istinto antiberlusconiano del suo elettorato viene messo a nudo e stimolato dall'aggressività del Cavaliere.

Il risultato è che Di Pietro tenta di accreditarsi come unico vero avversario. E inasprisce lo scontro, in modo simmetrico ed opposto a Berlusconi. Calamita il plauso della sinistra antagonista, spingendo il fronte nel recinto dei movimenti extraparlamentari. E non nasconde di voler creare una sorta di «Lega dei valori », versione moralista e ambigua della Lega di Umberto Bossi, chiamata a usare la giustizia come spartiacque. Insomma, sta plasmando un contenitore funzionale alla sua cultura, prima che alle sue ambizioni; ma, per paradosso, utile anche ai piani del capo del governo.
In questo schema manicheo, buoni contro cattivi, prevedere un rafforzamento di Berlusconi non è azzardato. Il centrodestra avverte che la debolezza del Pd è solo il riflesso di quella di altri centri di potere. E li incalza, a partire dalla magistratura, convinto che possa essere la volta buona per piegarli ad una normalità che a molti appare una normalizzazione. Ma, per quanto discutibile, il modo in cui il premier addita gli sconfinamenti dell'ordine giudiziario poggia su un malessere diffuso, alimentato anche da errori.
Non stiamo assistendo al ritorno di un vecchio conflitto. È in atto uno scontro che Berlusconi oggi ritiene di poter affrontare da posizioni di forza: per questo ha fretta di chiuderlo. Lo drammatizza scommettendo sull'estremismo di avversari che gareggiano con lui in eccessi verbali, riuscendo perfino a batterlo. Nella loro furia polemica, gli antiberlusconiani alla Di Pietro promettono di colpire chiunque non appaia abbastanza nemico del Cavaliere. Nessuno si meraviglierebbe se alla fine scaricassero la loro frustrazione politicamente suicida perfino sul Quirinale.

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