Le autorità hanno poi fatto ritirare tutte le copie del giornale dalle edicole
Tienanmen, rotto il tabù: prima foto in Cina
Un'immagine scattata durante la repressione contro gli studenti del 1989 buca la censura e finisce su un quotidiano
La foto di Liu Xiangcheng apparsa sul Beijing News
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO —Un gruppo di uomini con la maglietta insanguinata.Di spalle, su un carretto a tre ruote. È un'immagine in bianco e nero scattata il 4 giugno 1989, la notte della strage in piazza Tienanmen. Titolo: «I feriti». Il quotidiano tabloidBeijing News, uno dei più diffusi nella capitale, l'ha pubblicata nella sezione «C», pagina 15, e ha infranto il tabù della Cina postmaoista che punisce pesantemente la divulgazione di notizie e commenti sul massacro degli studenti avvenuto 19 anni a opera dei carri armati scesi dalla colline dell'Ovest.
Il fatto è clamoroso. La foto compare, con altre tre dal contenuto «innocente» (un pattinatore al fianco di una statua di Mao, giovani con occhiali da sole e una coppia davanti a un muro di mattoni), a corredo di una intervista effettuata l'11 luglio a un famoso fotografo, Liu Xiangcheng che all'epoca lavorava per l'agenzia Ap e per il magazine americano Time e che coprì i tragici eventi. Un professionista che nel 1991 vinse il premio Pulitzer in occasione del tentato colpo di Stato a Mosca.
Si è trattato dell'errore di un incauto e inesperto redattore? Oppure di una sfida aperta al regime? Lo scivolone involontario non è da escludere: Tienanmen è stata cancellata e rimossa, le ultime generazioni non sanno che cosa accadde nella primavera del 1989. Un blackout culturale assoluto, per quanto assurdo e impraticabile possa apparire, che ha tolto dalla Storia, dalla memoria, dalle discussioni e dalle lezioni qualsiasi riferimento al movimento per la democrazia. È con questo «buco» che sono stati formati i ragazzi nelle università e poi avviati alla professione del giornalismo. E che sia un banale incidente di percorso, che ha comunque ridicolizzato la censura, lo dimostrerebbe la circostanza che nella intervista al fotografo non si fa mai cenno agli eventi del 4 giugno 1989.
Più remota — anche se da non escludere — l'ipotesi di un'aperta contestazione delle rigide regole imposte dai vertici. Proprio nei giorni scorsi il quotidiano di Pechino Xinjing Bao, nome cinese del Beijing News, aveva ricordato che «la libera informazione è un dovere dello Stato e un diritto del popolo». A quindici giorni dalle Olimpiadi è uno smacco per l'apparato della repressione che ha imposto un ulteriore giro di vite: negli aeroporti la polizia fruga nei bagagli dei turisti in arrivo quando i raggi X, installati prima delle uscite, segnalano la presenza nelle valigie e nelle borse di libri e di giornali in quantità eccessiva. L'ossessione che entri materiale «proibito» è oltre i livelli di guardia. All'apparenza la Cina ha avviato l'operazione sorriso ma, nella realtà, le misure di controllo del dissenso sono state inasprite. Incredibilmente, l'immagine dei «feriti», ha bucato la rete protettiva ed è finita in edicola. Le «guardie rosse» hanno agito a posteriori «ripulendo» tutte le rivendite della edizione già stampata. Lavoro extra. Tolta pure la pagina dal sito Internet. In compenso, segno che la beffa ha colpito, la foto e l'articolo hanno preso a circolare nei blog.
Fabio Cavalera
26 luglio 2008
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