Dalì a Milano a Palazzo Reale; in un fumetto l'incontro con Disney
Salvador Dalì |
DALÍ E IL CINEMA - Nato nei primi anni 20 dall’esperienza dadaista e influenzato dalla psicanalisi, il surrealismo esplora con l’arte l’inconscio dell’uomo, prediligendo stati come il sogno, l’allucinazione, la fantasia, l’illusione. Il cinema, oltre alla pittura, pare capace di andare al di là del conosciuto e di svelare la «surrealtà», fatta di realtà e sogno. Diversi esponenti del movimento si cimentano così con la macchina da presa. Dalí insieme a Luis Buñuel firma prima Un chien andalou (1929) e poi L'âge d'or (1930): immagini allusive si susseguono senza una vera logica narrativa. Ma non sono solo i film d’avanguardia ad attirare Dalí. È il cinema di per sé, infatti, a poter essere surreale: «Sono venuto a Hollywood e voglio incontrare tre surrealisti americani grandi: i fratelli Marx, Cecil B. DeMille e Walt Disney» scrive a André Breton nel 1937. Per l’artista, arte popolare e avanguardia possono coincidere. Dalí si lega così a Harpo Marx, sviluppando per i celebri fratelli un’idea mai realizzata di lungometraggio. Collabora nel 1945 alla sequenza onirica di Io ti salverò di Alfred Hitchcock: non poteva che esserci intesa con il regista inglese che parlava dei suoi film come di «sogni ad occhi aperti». Infine incontra Walt Disney. I due si piacciono. E si somigliano: gran promotori tanto di se stessi quanto delle loro opere, devoti al proprio lavoro, mescolano fantasie romantiche a un disegno preciso, «realistico». E così nel 1946 Dalí diventa impiegato di lusso presso Disney.
LA COLLABORAZIONE CON DISNEY - Dalí timbra il cartellino per circa tre mesi dalle 9 alle 5. L’idea è produrre un cortometraggio da inserire in un film a episodi. La musica scelta è una ballata messicana, Destino, scartata per il film I tre Caballerros. Disney immagina la storia di una ragazza in cerca del suo amore, Dalí conduce la protagonista in uno spazio-tempo labirintico, giocando con le metamorfosi permesse dall’animazione. Vengono prodotti disegni, schizzi, storyboard. Ma mai il cortometraggio: forse perché l’era dei film a episodi è ormai finita, forse perché il progetto è troppo «sperimentale», forse perché mancano i soldi. Disney e Dalí cessano il loro rapporto di lavoro, ma continuano quello personale.
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