martedì 9 dicembre 2008

che farà Repubblica di fronte alle inchieste giudiziarie che sempre più frequentemente "interessano" il partito di Veltroni?


SE SCOPPIA LA GUERRA TRA REP. E PD
Giampaolo Pansa per "Il Riformista"

Prima o poi, anche Veltroni andrà a incatenarsi davanti a Repubblica, a Roma. Visto il successo mediatico del lucchetto di Leonardo Domenici, sindaco di Firenze, Veltroni farà come lui quando il giornale di Ezio Mauro smetterà di sostenere il Pd con l'entusiasmo di oggi. A quel punto Walter non potrà che lucchettarsi e protestare.
Ma credo che i suoi lamenti non serviranno a nulla.

Schierarsi a favore di un partito non è mai una buona scelta per un quotidiano generalista come Repubblica. Il risultato è un prodotto monocorde, prevedibile, noioso. Quand'anche si scoprisse che il vertice del Pd fa il narcotraffico, i lettori sanno che il giornale non smetterebbe di appoggiarlo. Mentre i fondisti alla Giannini e i rubrichisti come Messina, Longo, Serra e Maltese seguiterebbero a cantare la gloria del partito di Super Walter e a sparare contro il Caimano delle Libertà.
Leonardo Domenici

Tuttavia questo rapporto amoroso non è destinato a durare ancora per molto. L'editore assiste sempre più perplesso al corso politico del proprio giornale. "Repubblica" sta perdendo lettori in misura superiore agli altri quotidiani del suo rango. E non è arbitrario pensare che l'emorragia dipenda soprattutto dal pensiero unico di largo Fochetti.

Tutti gli editorialisti la vedono nello stesso modo e scrivono il medesimo articolo. Le opinioni in contrasto con il coro non sono ammesse. Anche il lettore più distratto sa in partenza che cosa leggerà l'indomani. Un bel guaio in questi tempi di crisi, quando è facile rinunciare all'acquisto di una testata che non ti dà nessun brivido. A cominciare dal brivido dell'imprevisto.

In più oggi "Repubblica" rischia di perdere per strada i lettori di stretta osservanza diessina e adesso democratica. La questione morale sta devastando il Pd. Molte procure hanno aperto indagini su esponenti del partito di Veltroni. Tutte queste inchieste generano verbali e intercettazioni, pane quotidiano per i giornali. La direzione di "Repubblica" non rinuncerà mai a pubblicare quanto hanno scoperto i suoi cronisti giudiziari, eccellenti cani da tartufo. Gettando nello sconforto chi è sempre stato convinto della superiorità etica della sinistra. Ma dallo sconforto al rifiuto di leggere, il passo può essere breve.
Leonardo Domenici

Sto descrivendo uno scenario che in parte abbiamo già sotto gli occhi, grazie alle catene del sindaco di Firenze. In questa vicenda folle, s'intravede quanto avverrà. E che oggi possiamo definire la nemesi non di un potere, ma di due poteri.

Il primo è quello di un giornale diventato l'alleato insostituibile di un partito. Per citare un esempio solo, l'edizione toscana di Repubblica è sempre stata il sostegno robusto dei Ds e oggi del Pd. Non era una scelta obbligata neppure in una regione rossa. Ma così è avvenuto, e non solo per volontà del responsabile dell'edizione, Pietro Jozzelli. Nessun capo redattore può muoversi come si è mosso lui senza il placet del direttore, ossia di Mauro.
Giampaolo Pansa

A Firenze questo ha reso Repubblica un potere alla pari del sindaco Domenici e del governatore toscano Claudio Martini. Dall'alleanza fra il giornale e la sinistra locale è nato un asse informativo-politico che ha reso intoccabile la giunta fiorentina. Ma dopo anni e anni di cordiale amicizia, nelle ultime settimane questo blocco si è rotto su un terreno delicato e scivoloso: l'inchiesta giudiziaria sugli affari edilizi del gruppo Ligresti e sulle presunte connivenze di esponenti del Pd.

Del resto, che cosa poteva fare Repubblica? Lasciare che le carte e le intercettazioni di quell'indagine finissero in bocca alla Nazione e all'edizione fiorentina del Corriere della Sera? Il giornale di Mauro ha deciso di no. E per la prima volta è entrato in conflitto con il Pd, il potere travolto dall'inchiesta giudiziaria.

Il partito di Veltroni si è visto ripudiato di colpo da Repubblica. La crisi da abbandono ha trovato la propria raffigurazione nel sindaco Domenici che s'incatena di fronte al giornale traditore. E urla contro il palazzo dove si è stabilito di lasciarlo alla mercè degli accusatori. Anzi che è diventato uno dei suoi persecutori.
Carlo De Benedetti

Il risultato è uno scontro impari, perché Repubblica, oggi, sembra pronta a sopportare anche cento sindaci rossi in catene. Lo testimonia la replica secca del giornale ai lamenti di Domenici. In poche righe, il palazzo di largo Fochetti ha bollato come «una piccola oligarchia» i dirigenti del Pd fiorentini coinvolti nell'inchiesta. E ha garantito ai lettori che continuerà a scoprire gli altarini della sinistra a Firenze e altrove.

A questo punto gli sviluppi possibili sono due. Il potere perdente, quello del Pd fiorentino e nazionale, potrebbe dichiarare guerra al giornale di Mauro. Per esempio rivelando i retroscena della lunga alleanza fra Repubblica e la sinistra, non solo a Firenze. Ma è un'ipotesi irrealistica, viste le condizioni disastrose del partito di Veltroni.

La seconda ipotesi è che Repubblica, soprattutto per volere dell'editore, dichiari sciolta un'alleanza che ormai può recarle soltanto danno. Se questo accadrà, si riapriranno molti giochi nella stampa italiana, un mondo in crisi per le arcinote ragioni. Dunque, non resta che vedere come finirà.

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