LA SINISTRA SNOB: "PERDIAMO? COLPA DEL GOSSIP"
Michele Brambilla per "Il Giornale"
La rivincita è arrivata in contemporanea alla sconfitta: mentre ancora era in corso lo spoglio delle schede che sancivano l'ennesima prova del distacco tra gli italiani e quella cosa ancora informe, indistinta, non chiarita che è l'eredità del Partito comunista, la sinistra ha ribadito la propria superiorità culturale, intellettuale, etica e morale prendendo a sberle il mondo dei buzzurri berlusconizzati che si nutrono di gossip, di apparenza, di tv spazzatura. Punching ball del Paese sano, erudito e de sinistra è stato Alfonso Signorini, direttore di Chi e di Sorrisi e Canzoni Tv, preso a sberloni da Gad Lerner e da alcuni illuminati durante L'infedele dell'altra sera, su La7.
Bruno Ermolli e Antonella Boralevi - Copyright Pizzi
La puntata aveva per tema «Perché siamo tutti vanitosi?» e Signorini, che è una persona spiritosa ma forse anche un po' troppo candida, aveva accettato l'invito credendo - ma pensa un po' - che il tema fosse proprio quello: perché siamo tutti vanitosi. Invece s'è capito subito che quel «tutti» non era proprio un «tutti»: Gad Lerner già dall'introduzione ha fatto intendere dove si stava andando a parare rivendicando il proprio snobismo, che «contrasta oggi con il gusto di un'esibizione forte», la quale ostenta «fortuna, capacità seduttive e perfino ricchezza a più non posso come strumento di consenso e formazione del potere». Chissà a chi alludeva.
Rapida presentazione degli ospiti: Signorini, appunto, e poi Franco Cordero, il professore che scrive dottissimi articoli su Repubblica non cedendo mai al turpiloquio (e infatti non scrive «Berlusconi», scrive «B.»); i filosofi Gianni Vattimo e Laura Bazzicalupo, Maria Laura Rodotà del Corriere della Sera e l'architetto Quirino Conti, che è stato il curatore della «fisicità» (non dell'immagine: della «fisicità») del presidente della Provincia di Milano Filippo Penati del Pd, e che ha vinto puntando sulla «sobrietà».
Si è capito subito, dicevamo, dove si voleva andare a parare. Gad Lerner ha preso in mano un numero di Chi (bello o brutto che sia, è uno dei settimanali più diffusi in Italia) e l'ha fatto girare tra le mani dei suoi ospiti. L'avete mai vista, questa roba qui? Franco Cordero, che è un uomo di un altro livello rispetto agli esibizionisti immortalati da Chi, e infatti era in studio con una giacca a quadri anni Settanta e un paio di scarpe da trekking (indispensabili, in uno studio televisivo) ha giurato: mai visto prima questo giornale, né ne ho mai sentito parlare.
E lei, professor Vattimo? «Mah, forse sapevo dell'esistenza, credo di aver visto la pubblicità, ma non l'ho mai maneggiato», ha detto Vattimo, che i giornali non li legge: li maneggia. E lei, professoressa Bazzicalupo? Qualche volta sì, ma solo dalla parrucchiera, comunque non lo compro. Solo Maria Laura Rodotà - quella più con i piedi per terra, c'è parso - ha detto che come no, certo che lo legge, anzi le serve moltissimo per capire come va l'Italia.
Gad Lerner dice che «Signorini è l'ideologo del pensiero dominante, che è la vanità», ma forse è troppo tenero e allora parte un filmato che definisce meglio il direttore di Chi: «Un cortigiano, intellettuale organico gramsciano dell'era Berlusconi», «il tramite ideale tra Berlusconi e l'esteriorità invidiabile del successo», «lo Spin doctor della casa reale». Ma Gad è rassicurante, quando finisce il servizio guarda Signorini e gli dice: «Tutto vogliamo questa sera tranne che farti un processo». Forse perché il processo è inutile, essendo la sentenza già scritta.
Vattimo tira in ballo Luigi XIV e Luigi XVI, «che grazie a Dio è stato ghigliottinato». Cordero fa un pippone di dieci-minuti-dieci su Pascal e La Rochefoucauld, invano si attende una scritta in sovraimpressione: attenzione, guardare solo su prescrizione medica, può indurre sonnolenza. Conti ci spiega che «Berlusconi rappresenta una perfezione mediocre» e avverte: «Siamo dentro una tragedia estetica». Si parla anche di Dagospia e di Cafonal, Vattimo chiarisce: «È l'Italia che vota a destra e fa schifo».
È così: l'Italia che vota centrodestra è l'Italia pessima di Cafonal e di Chi, il cui direttore si toglie però lo sfizio di correggere Lerner che sbaglia una citazione in latino e di gelare la platea con un dato: ogni estate, il record di vendite il suo settimanale di gossip lo fa alle edicole di Capalbio.
Finisce con Gad Lerner che si chiede se «la nostra società è irredimibile», e se mai si sberlusconizzerà. Dopo chissà, forse è seguita una cena al Bolognese, tra compagni che si domandano come mai la sinistra non capisce più questo popolo di idioti che legge Chi dal parrucchiere.
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giovedì 18 dicembre 2008
martedì 9 dicembre 2008
IL DIVAN POETA...
da DAGOSPIA, er mejo sito che ci sia

FRA LE BRACCIA DI SANDRO BONDI
Gianni Mura per La Repubblica
‘Il Giornale' di ieri (sabato, ndr) dedica ampio spazio (e fa bene) alle poesie di Sandro Bondi. Titolo del libro: "Fra le tue braccia", editore Aliberti. Accattivante l´attacco del pezzo: "Ma chi l´ha detto che la poesia è morta? Provate a dirlo al ministro della Cultura Sandro Bondi, che di questa meravigliosa arte sembra essere, se non l´ultimo cantore, certamente uno dei più fecondi".
Ho pensato che il nostro lettore non potesse essere tenuto all´oscuro. Ecco quindi "A Massimo Cacciari": "Malinconica ironia/Beffarda timidezza/Recondito pensiero/ Sguardo sorridente". Segue "A Marcello Dell´Utri": "Velata verità/ Segreto stupore/Sguardo leggero/Insondabili orizzonti".
Una forma stilistica, dicono, molto simile agli haiku giapponesi, che a me pare incernierata su una rigorosa par condicio tra aggettivi e sostantivi, come traspare dalla più lunga "Ad Anna Finocchiaro": "Nero sublime/Lento abbandono/Violento rosso/Fugace ironia/Bianco madreperla/Intrepido mistero".
Leggo sul Giornale: "Solo l´insistenza della casa editrice ha convinto un riottoso Bondi a pubblicare tutta la sua produzione poetica, che il ministro ha dedicato ad Alda Merini". Voto alla riottosità di Bondi 6,5 (perché non ha retto), voto all´insistenza della casa editrice 4. Il voto alle poesie di Bondi lo dia semmai la Merini, che è del ramo.
2 - REPORT BY DAGO
Ben detto Mura, solo che il poeta semisvenuto Don-Bondi ha rischiato davvero il coccolone per il suo libretto di poesiucole da bardo di provincia. Il secondo libro da ridere del ministro della Cultura ha infatti - sotto sotto - una bizzarra storia che merita tutta di essere raccontata oggi, giorno dell'Immacolata Vergine.
Quando la casa editrice democratica Aliberti (davvero democratica: pubblica Bondi...), spedisce al Pallore Gonfiato di Berlusconi le bozze del libro - ultimo atto prima di licenziarlo alle tipografie - succede il quarantotto. Il pio Bondi chiama la redazione della casa editrice e spara un piagnisteo da prefica: "Se esce così sono rovinato!". E giù lacrimoni e inginocchiamenti: "No! Non pubblicatelo!", si dispera come un vitello che sta per essere portato al mattatoio.
Cosa era successo? Il solito copione che motteggia: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. E così tra le pagine del libro erano finite anche alcune lettere in versi dedicate a una signora molto cara a Sandrone (che è ben coniugato). Una volta epurate le letterine, via alla pubblicazione. Ora sorge spontanea la domandina: chi è la bella musa del mistero? Ah, saperlo...

FRA LE BRACCIA DI SANDRO BONDI
Gianni Mura per La Repubblica
‘Il Giornale' di ieri (sabato, ndr) dedica ampio spazio (e fa bene) alle poesie di Sandro Bondi. Titolo del libro: "Fra le tue braccia", editore Aliberti. Accattivante l´attacco del pezzo: "Ma chi l´ha detto che la poesia è morta? Provate a dirlo al ministro della Cultura Sandro Bondi, che di questa meravigliosa arte sembra essere, se non l´ultimo cantore, certamente uno dei più fecondi".
Ho pensato che il nostro lettore non potesse essere tenuto all´oscuro. Ecco quindi "A Massimo Cacciari": "Malinconica ironia/Beffarda timidezza/Recondito pensiero/ Sguardo sorridente". Segue "A Marcello Dell´Utri": "Velata verità/ Segreto stupore/Sguardo leggero/Insondabili orizzonti".
Una forma stilistica, dicono, molto simile agli haiku giapponesi, che a me pare incernierata su una rigorosa par condicio tra aggettivi e sostantivi, come traspare dalla più lunga "Ad Anna Finocchiaro": "Nero sublime/Lento abbandono/Violento rosso/Fugace ironia/Bianco madreperla/Intrepido mistero".
Leggo sul Giornale: "Solo l´insistenza della casa editrice ha convinto un riottoso Bondi a pubblicare tutta la sua produzione poetica, che il ministro ha dedicato ad Alda Merini". Voto alla riottosità di Bondi 6,5 (perché non ha retto), voto all´insistenza della casa editrice 4. Il voto alle poesie di Bondi lo dia semmai la Merini, che è del ramo.
2 - REPORT BY DAGO
Ben detto Mura, solo che il poeta semisvenuto Don-Bondi ha rischiato davvero il coccolone per il suo libretto di poesiucole da bardo di provincia. Il secondo libro da ridere del ministro della Cultura ha infatti - sotto sotto - una bizzarra storia che merita tutta di essere raccontata oggi, giorno dell'Immacolata Vergine.
Quando la casa editrice democratica Aliberti (davvero democratica: pubblica Bondi...), spedisce al Pallore Gonfiato di Berlusconi le bozze del libro - ultimo atto prima di licenziarlo alle tipografie - succede il quarantotto. Il pio Bondi chiama la redazione della casa editrice e spara un piagnisteo da prefica: "Se esce così sono rovinato!". E giù lacrimoni e inginocchiamenti: "No! Non pubblicatelo!", si dispera come un vitello che sta per essere portato al mattatoio.
Cosa era successo? Il solito copione che motteggia: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. E così tra le pagine del libro erano finite anche alcune lettere in versi dedicate a una signora molto cara a Sandrone (che è ben coniugato). Una volta epurate le letterine, via alla pubblicazione. Ora sorge spontanea la domandina: chi è la bella musa del mistero? Ah, saperlo...
martedì 16 settembre 2008
chiambretti su italia 1
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